NARDO' - Un progetto da 70mila euro andato perduto per 50 euro l'anno. Sono sparite le tracce di ItiNeretum, straordinario lavoro di promozione delle valenze storiche e turistiche del territorio di Nardò. Nessuno ha programmato i costi di mantenimento del sito internet e dopo due anni di permanenza sul web (con il secondo canone pagato da un privato) l'unica traccia che rimane, in una sorta di archeologia post-moderna, è un filmato di otto minuti pubblicato su youtube.
Il cortometraggio di presentazione promette bene: le precise ricostruzioni in 3D di Ivan Ferrari e Francesco Giuri, la voce fuori campo di Antonio Della Rocca e le musiche di Alex Zuccaro si intrecciano in un misterioso e avvincente salto nel tempo. La regia e la supervisione delle realizzazioni 3D sono state curate dall'architetto Francesco Gabellone del Cnr-Ibam di Lecce. L'attività, finanziata nel 2008 dalla comunità europea nell'ambito del programma comunitario Interreg III/A Italia-Grecia, era finalizzata alla divulgazione e alla valorizzazione dei siti archeologici e delle tracce greco-romane presenti a Nardò. Un'opera costata circa 70mila euro (il totale degli incarichi esterni conferiti con la delibera 43 del primo aprile 2008 è di 73mila e 500 euro).
Ironia della sorte, il progetto nasce con il nome di «Nardò archeologica: scrigni e tesori del passato». Nessuno poteva immaginare che un lavoro di valorizzazione di reperti sarebbe poi diventato, a sua volta, oggetto di una ricerca quasi archeologica. Il nome è cambiato in corso d'opera ma ad evolversi è stato l'intero piano di lavoro. L'affascinante documentario è diventato, infatti, un progetto interdisciplinare denominato «ItiNeretum» in grado di unire saperi diversi in un prospettiva diversa con l'obiettivo di schedare e documentare ma anche di trasformare i risultati ottenuti in strumenti di conoscenza accessibili a tutti. «ItiNeretum - spiega la voce narrante del video - vuole aprire una finestra sulla storia per vedere, guardare, osservare, scoprire e comprendere Nardò. Grazie alla ricerca storico-archeologica e alle nuove tecnologie è possibile ricostruire sempre più ampi scenari del nostro passato nel tentativo di esaltare le valenze di un territorio ancora non pienamente valorizzato. E per trasformarlo in una autentica risorsa capace di rinvigorire i processi di sviluppo economico e sociale».
L'elaborato finale, che spazia su tutto il territorio di Nardò, dalla cavità carsica della Grotta del Cavallo alla cripta bizantina di Sant'Antonio è finito nel fondo di chissà quale scrivania. Sfumata persino la presentazione ufficiale. Cosa non ha funzionato? L'anello debole sembra essere sempre lo stesso: l'apparato politico. La decisione e la precisa volontà di non divulgare il maestoso lavoro di ricerca e ricostruzione virtuale sono incomprensibili. ItiNeretum poteva diventare una splendida opportunità per lo spettatore/turista di rivivere la storia di Nardò e, attraverso le ricostruzioni virtuali, di esplorare splendidi scenari ormai seppelliti da millenni di storia oppure di accedere in zone off-limits, vivendo un'avventura unica e misteriosa.
Annalisa Quaranta
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