NARDO' - Super “giallo” al Comune di Nardò: arriva una nota, indirizzata al presidente del Consiglio ed al prefetto di Lecce, finalizzata a chiedere la sfiducia del sindaco Marcello Risi durante il prossimo Consiglio comunale.
Ma il presidente Antonio Tiene, avendola ricevuta nelle sue mani, trasecola: su sette firme se ne leggerebbero chiaramente solo quattro (Totuccio Calabrese, Mirella Bianco, Pippi Mellone e Cesare Dell'Angelo Custode) mentre le altre tre sarebbero “scarabocchi”. Per altro chi ha esaminato il documento ritiene che alcune firme siano vergate a penna mentre altre siano addirittura fotocopiate.
Ora l'ufficio è alla ricerca dei reali firmatari (nell'intestazione della nota non ci sono i nomi in stampatello dei firmatari stessi) e le telefonate per chiarire i termini della questione sono continue anche perché la faccenda non è cosa di poco conto: tra i richiedenti la verifica della fiducia c'è Calabrese, che è stato eletto con la maggioranza; Tra i probabili firmatari, gli “scarabocchi”, ci potrebbero essere Salvatore Antonazzo o Mariella De Trane, anche loro eletti con la maggioranza.
Quindi, a conti fatti, la minoranza potrebbe diventare di dieci persone e non più di sette in considerazione del fatto che una richiesta di sfiducia non è un fatto politico estemporaneo ma estremamente grave e consolidato. Di certo non avrebbero firmato, nemmeno con una sigla o uno scarabocchio, la consigliera Antonella Bruno ed il collega Oronzo Capoti mentre sono considerati “papabili” firmatari Sandro Presta, Paolo Maccagnano e proprio Antonazzo.
La richiesta di sfiducia è comunque irrituale perché riguarda la firma del protocollo di intesa per l'attivazione del poliambulatorio al posto dell'ospedale tra il sindaco Marcello Risi e il presidente Nichi Vendola. Ma non si capisce come possa essere coinvolto proprio il presidente Tiene al quale, mai, è stato sottoposta una richiesta di discussione dell'argomento in Consiglio. Al più a Tiene è stato richiesto un Consiglio comunale monotematico con la proposta di revoca della delibera regionale sul riordino ospedaliero, mai tenutosi per la indisponibilità alla partecipazione di Vendola e dell'assessore Elena Gentile e anche della “location” richiesta, l'altrio del “San Giuseppe – Sambiasi”.
Morale: la richiesta dei "da quattro a sette" consiglieri firmatari pare finalizzata a mettere in pericolo la poltrona di Tiene, "reo" di non aver convocato o di non essere riuscito a convocare il Consiglio comunale monotematico. Difficile ipotizzare, infatti, che il sindaco possa incassare la sfiducia sul tema del protocollo d'intesa visto che anche qualche membro della minoranza avrebbe testimoniato a favore di quella sottoscrizione.
Se il sindaco ne uscisse senza contraccolpi sarebbe l'opposizione ad accusare il colpo ma un chiarimento è ormai obbligatorio per questa Amministrazione: e quell sette firme, se trovassero ognuna una paternità, direbbero al primo cittadino chi è con lui, chi forse è con lui e chi, in definitiva, sarebbe pronto a farlo cadere da subito.
DOCUMENTI
La lettera dei "da quattro a sette" consiglieri: lettera_tiene1.JPG
La richiesta di Consiglio monotematico firmata da 14 consiglieri: lettera_tiene2.JPG
Il PDF della nota con cui Tiene risponde ai consiglieri: Consiglio_monotematico_aperto.pdf