Caro direttore, il compito di tutta la sinistra unita?
Scoperchiare i sepolcri imbiancati della destra estrema e reazionaria.
Il consigliere Lorenzo Siciliano qualche sera fa, presso la Villa Comunale, ha esortato le cittadine e i cittadini (interpreto liberamente, e se non è così mi scuso) a farsi avanti a prendere posizione a non aver paura di partecipare alla vita della città. Perché la democrazia è soprattutto questo. Se Siciliano dice queste cose è perché Nardò, negli ultimi anni, è divenuto un centro urbano dove la gente su comando applaude (il sindaco e gli assessori) scrive commenti di giubilo ed approvazione. Tipo “grande fratello” di Orwell. E questo non fa altro che avvalorare i tempi che stiamo vivendo. Di una falsa democrazia, che va in scena su “ordine” di qualcuno.
Per il resto ormai Nardò appare un ambiente spento, carente di spirito democratico dei neretini. E chi delinque prolifera su questi luoghi dove la gente latita e non partecipa: per partecipazione s’intende chi esercita il proprio diritto democratico ad intervenire, a collaborare, a prendere parte attiva alle decisioni della cosa pubblica. E a non lasciar fare solo a chi governa.
Gli individui che compiono crimini, è risaputo, trovano terreno fertile anche nelle cattive gestioni del territorio. Crescono e si riproducono, in particolare, in ambienti politici con amministrazioni che “incoraggiano” i cittadini a non opporsi e parlare, a non intervenire, anche di fronte a queste iniziative politiche come quelle del Pd dell’atra sera presso la Villa Comunale, adiacente al Castello degli Acquaviva.
E inoltre, molti cittadini vengono invitati-intimati a non replicare alle politiche di questa amministrazione che spesso appaiono deboli, inconsistenti, sul fronte della criminalità e sulle politiche di gestione del centro storico cittadino.
A questo punto pongo la seguente questione, che comprendo possa infastidire anche alcuni esponenti del Pd. Ma lo ritengo necessario:
fermo restando che, storicamente, siamo un popolo, esageratamente, beneducato(?) al gattopardismo. Se per decenni Nardò è rimasta sotto l’influenza della Dc che “comandava” nel Palazzo di città. Un partito che ci aveva abituati alla norma assurda che «tutto deve cambiare perché tutto resti come prima», che poi è l’adattamento più diffuso con cui viene citato il passo nel romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo. Per quale motivo oggi i neretini non avrebbero dovuto introiettare-accettare, supinamente e subendone, le prevaricazioni di questa giunta comunale?
Il vero problema della sfiducia diffusa dei cittadini, nelle istituzioni, il rifiuto di partecipare alla vita politica, non nasce solo dalla violenza quotidiana alla quale tante persone sono soggiogate nelle proprie case quando subiscono furti, rapine e aggressioni, violenze sempre più intollerabili, con lo spaccio di stupefacenti che sembra diventata la normale attività con l’angoscia quando si prova a passeggiare per le strade, e l’ansia che cresce. Ma nasce principalmente da una classe politica, locale e nazionale, che sta togliendo a noi cittadini i presidi di garanzia democratica, per difenderci davanti ai soprusi dei potenti.
Penso all’abuso d’ufficio, e alle intercettazioni, che in questi giorni è stato abrogato dal governo Meloni. Davanti alla cancellazione dell'abuso d'ufficio, dice Roberto Scarpinato, ex procuratore generale di Palermo, "mi metto nei panni di tutte le future vittime di abusi di potere, tradite da uno Stato che lascia i cittadini indifesi dinanzi agli abusi di tanti piccoli e grandi Don Rodrigo che potranno spadroneggiare e prevaricare impunemente. Si va verso una riabilitazione di massa del peggio dei pubblici amministratori: messaggio devastante per il futuro”.
Questo, dice il magistrato Scarpinato oggi deputato, non è altro che il decadimento generale del nostro Stato. E non può che contribuire ed incentivare, come accennavo sopra, la sfiducia dei cittadini nelle istituzioni, e in una giustizia che da domani, forse oggi, avrà due velocità. Da una parte i potenti che diventano immuni ai reati, amministrativi e penali, e dall’altra i comuni cittadini che sono costretti a subire le angherie e le prepotenze di una classe politica arrogante, che si fa le leggi su misura per contiguità con il berlusconismo più rozzo.
Pensiamo per un attimo alla decisone (oggi finalmente è venuto fuori che da parte di un sindaco e di una giunta fatta all’epoca in modo perentorio per smania di potere) del Consiglio di Stato che infligge una definitiva batosta giudiziaria ed economica al Comune di Nardò, a causa di scelte scellerate compiute dal sindaco e dalla sua Giunta. Sentenze con cui il Consiglio di Stato ha messo la parola fine alla querelle giudiziaria innescata da una serie di delibere di Giunta Comunale con cui Mellone e i suoi assessori decisero, appena insediati, di destituire dal loro ruolo alcuni dirigenti comunali per fare spazio ad altri, peraltro senza bandire alcun concorso pubblico. Da qui si aprirà la partita per il risarcimento.
Speriamo solo non siano i cittadini a dover pagare, tramite le casse del Comune, i risarcimenti a favore dei dirigenti destituiti.
Oppure come tante altre opere, compiute da questa amministrazione, che si sono rivelate inutili e dannose per tutti. Penso alla pista per gli idrovolanti, costata fior di quattrini, dopo due anni ferma lì e che nessuno utilizzerà mai. O anche la fontana, da Luigi Nanni definita “nana”, dove ogni giorno serve manutenzione, costata circa 300.00 euro(?). E l’elenco potrebbe continuare.
Ecco dunque che ha ragione Siciliano, quando esorta la gente di Nardò a reagire, opporsi e a farsi avanti e partecipare, pena l’inevitabile decadenza politica, sociale, economica e culturale di questa città.
E pena l’impoverimento delle casse di questo Comune che, purtroppo, saremo costretti a scoprire solo a fine mandato di questo sindaco.
Dunque, Il compito di tutta la sinistra unita?
Scoperchiare i sepolcri imbiancati della destra estrema e reazionaria.
Maurizio Maccagnano, sindacalista dissidente