Caro direttore, ma che male ha fatto la ragazza Imane Khelif per subire questa gogna mediatica?
Quello che mi interessa qui evidenziare, della giovane pugilessa Imane Khelif, è il lato umano. Oggi sovente trascurato da chi usa e abusa i mezzi di comunicazione, e i social, per distruggere una persona con calunnie, cattiverie ed infamie di ogni genere. Da rasentare il bullismo.
Parto dalla Iba (la International Boxing Association, discussa federazione pugilistica guidata dal russo Umar Kremlev), mi chiedo ma se agli atleti della Russia di Putin non gli fosse stato impedito di gareggiare alle olimpiadi, si sarebbe mai sentito parlare di Iba e del suo capo Krolev? Di questo oligarca della boxe russa che punta a prendersi quella mondiale. Putin in qualche modo si sta vendicando.
E in questo gioco al massacro seguono a ruota i neofascisti italiani al governo. Ed ecco che tocca ad una vittima innocente, la povera ragazza algerina Imane Khelif, alla quale bisognerebbe che in tanti chiedessero scusa. Sperando che vinca la medaglia d’oro.
Il problema è che ci sono tanti idioti, che nella vita non hanno nulla da fare, e che non solo prima dei social ma anche adesso sono dei nessuno, e disgraziatamente per tutti noi sono milioni e montano un baccano talmente enorme che deve intervenire il Cio a chiarire quello che si sa fin dalle qualificazioni, e quindi da sempre: Imane Khelif è una donna iperandrogina, produce cioè una quantità maggiore di testosterone.
E subito replica, dal podio del suo telefonino pieno di foto virili, il cretino “E questo la rende imbattibile!” Senza sapere che sono tante le donne che hanno picchiato e sconfitto l’algerina nella sua carriera.
Poteva mancare nella canea, destrorsa e destrogena, l’ex presidente degli Usa Trump, che rilancia la bufala sulla sessualità della pugilessa algerina durante un comizio ad Atlanta. E assicura che, con lui alla Casa Bianca, alle Olimpiadi di Los Angeles «gli uomini non parteciperanno agli sport femminili». Prova di muscoli e forza mascolina fatta.
In Algeria, ma anche in molti altri Paesi al mondo, Italia inclusa, la legge prevede l’esistenza di due soli generi, e alla nascita deve essere assegnato uno dei due. Khelif, evidentemente dotata di genitali esterni femminili, viene classificata come donna.
Dalla sua casa di Tiaret, in Algeria, Amar Khelif, il padre di Imane Khelif è stato quasi costretto, vista la gogna mediatica, a dover dimostrare i documenti di nascita della propria figlia. E quindi a ribadire che sua figlia è donna. Già questo lo considero disgustoso!
Il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha delle regole, e queste regole olimpiche prevedono che non siano svolti esami del DNA, ma che ci si basi sui documenti. Se nel passaporto una persona è indentificata come donna, allora compete tra le donne. Quindi non è che le regole siano state modificate per permettere alle persone intersessuali di partecipare, semplicemente sono sempre state così in quanto il CIO, così come la gran parte dei Paesi che ne fanno parte, non considera eccezioni al binarismo di genere. Ma anche su questo, lo sappiamo, la destra reazionaria e neofascista è insofferente a leggi e regolamenti.
Ieri a Parigi sono sbarcati i massimi dirigenti dell’Iba per tenere una, arrogante quanto provocatoria, conferenza stampa. A parole nessun intento polemico: «Siamo venuti a dare spiegazioni in quanto l’Italia ha sollevato il caso dopo il match di Angela Carini» esordisce Chris Roberts, attuale direttore della Iba.
L’obiettivo era chiarire le ragioni dell’esclusione delle due atlete, finora chiacchierate solo per l’aspetto fisico. Se l’biettivo era questo, l’opportunità è stata sprecata. «Non possiamo divulgare il risultato degli esami che sono stati effettuati per ragioni di privacy» si difende Roberts. Però Ioannis Filippatos, ginecologo e presidente della European Boxing Federation affiliata alla Iba, cita un «test sui cromosomi» e i «livelli eccessivi di testosterone» riscontrati nel sangue di Khelif e Lin. «Ho fatto nascere migliaia di bambini, so che si possono cambiare i nomi sul passaporto ma non si può cambiare la natura». Peccato che nemmeno gli esami genetici siano così probanti.
Caro direttore mi permetto di riportare dal “Il Manifesto” di oggi 6 agosto,
“Ad Atlanta ‘96 il Cio ne effettuò 3mila, scoprendo 8 atlete con il cromosoma maschile xy: furono tutte autorizzate a gareggiare lo stesso perché si trattava di falsi positivi e il test fu abbandonato nel 1999. Anche il valore del testosterone richiesto da molte federazioni finora non è servito a smascherare con certezza uomini infiltrati tra le donne: alti livelli ormonali naturali si rilevano in donne perfettamente identificate come tali e spesso non portano alcun vantaggio. Per questo ieri anche il portavoce del Cio Mark Adams ha definito «illegittimi» i test e il modo in cui vengono condotti”.
Perciò ribadisco, che male ha fatto Imane Khelif per subire questa gogna mediatica?
Maurizio Maccagnano, sindacalista dissidente
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