NARDO' - Caro direttore, la “mia” (senza peccare di presunzione) vecchia battaglia a sostegno dell’Ospedale di Nardò, si ripropone con vigore.
L’iniziativa spontanea di un gruppo di cittadini - in testa l'encomiabile determinazione del dr. Vallone - che si propone la difesa della sanità pubblica, il potenziamento dei servizi sanitari del Poliambulatorio dell’ex Ospedale di Nardò, credo che vada sostenuta ed incoraggiata.
Solo l'altro giorno, presso il Distretto Socio-Sanitario, gli organizzatori hanno raccolto, in poche ore, 3.080 firme. Un successo clamoroso. Si spera che ci siano altre occasioni per far firmare i cittadini che ancora non hanno aderito.
Questo è il sintomo che la sanità è di tutte e di tutti: un principio cardine di universalità di quel diritto alla salute che non può essere, per nessuna ragione di bilancio reg.le e nazionale, stravolto a favore delle lobby e dell’interesse privato.
Certo, sarebbe stato alquanto importante, per opporsi alle politiche sciagurate della Regione Puglia, che questi progetti di lotta fossero conseguenti alla chiusura dell’Ospedale di Nardò e al dimezzamento dei servizi sanitari del Poliambulatorio.
Visto che Raffele Fitto pianificò le basi per chiudere il nostro Nosocomio, e Nichi Vendola collocò “la sbarra” e ne decretò la morte definitiva.
Sull'a-partiticità del Comitato sono d’accordo, meno sull'a-politico perché comunque queste lotte lanciano idee politiche alternative per un cambio di linea politica.
Il ripristino del Punto di Primo Intervento va bene, ma proporrei l’apertura di un Pronto Soccorso vero e proprio; un ambulatorio di Ortopedia, l’istituzione di un Presidio fisso, H24, di cardiologi e rianimatori, accertato che esiste, nell’ex Ospedale, un Reparto di Lungodegenza gestito da pochi medici.
In realtà, ad iniziare dal venerdì sera, fino al lunedì mattina, se un paziente ha bisogno di un’urgenza (ad es. un arresto cardiaco, una dispnea grave) si deve far ricorso al medico della guardia medica oppure ai sanitari del 118, che spesso sono privi del medico a bordo.
Sulla questione firme dei politici: per quale motivo dovremmo affliggerci se i politici non hanno firmato la petizione, e farci del male nell’auspicare che lo facciano?
Non c’è bisogno che amministratori e politici firmino!
Anzi, dirò di più se aderiscono a queste iniziative di lotta, che si oppongono a quelle che loro stessi mettono in campo e peggiorano la nostra vita, alla fine contro chi lottiamo?
O meglio, possono mai i politici sottoscrivere un appello per riattivare servizi sanitari pubblici, visto che loro stessi non sono riusciti ad impedirne la chiusura?
Maurizio Maccagnano, sindacalista dissidente