NARDO' - Quella di Lucrezia Lante della Rovere è una bellezza complessiva, rotonda e avvolgente. Ed ha una affabilità che parla sicuramente la lingua delle donne: semplice, quando racconta di trovarsi in mezzo agli olivi secolari del Salento per stendere il bucato al sole, complessa quando spiega il suo rapporto con il teatro, la televisione, e il suo lavoro.
Stasera l'attrice è a Nardò, nel Teatro comunale, per chiudere il cerchio di un tour che ha attraversato la Puglia con il dramma “Come tu mi vuoi”, manifesto della poetica pirandelliana.
Ma qual è l'approccio “spirituale” nei confronti di un pilastro della cultura europea?
“Confrontarsi con quelli che sono i grandi della nostra Letteratura è sicuramente una sfida che non ti stanca mai: ogni sera c'è una battuta diversa che assume un significato nuovo, più scavi e più senti che dietro ogni particolare ci sono mondi, universali e profondi, tanto da scoprirli in continuazione. Un testo di Pirandello ti sostiene, è come un nutrimento. Alla decima replica non ti annoia ma continua a darti ricchezza tanto da volerla divulgare e trasmettere agli altri. E' un viaggio, sì, proprio spirituale”.
Per lei il successo di pubblico e di critica coincidono, quando recita ma anche quando balla o solo quando parla. Sceglie i lavori che le piacciono o è l'istinto a guidarla?
“Nella vita passano alcuni treni e bisogna riconoscere quelli giusti, sui quali salire. Non nego che ci siano momenti in cui la vita sceglie per cui posso dire di essere stata fortunata ma mi sono sempre impegnata in quello che ho fatto: con passione, responsabilità e generosità nei confronti di chi mi viene a vedere. Quando ho ballato in tivù mi sono fatta conoscere dal grande pubblico senza la maschera del personaggio da interpretare: lì sono stata veramente quella che sono nella mia vita. Mi sono messa a nudo perché in un ambito come quello non puoi fingere e piaci per quella che sei, anche per i tuoi difetti”.
Parliamo di maschere, dunque, come nel mondo di Pirandello. L'immagine reale, intima di Lucrezia corrisponde a quella che lei descrive e rivela agli altri? Il suo avatar corrisponde all'originale?
“Beh no, soprattutto di chi è un personaggio pubblico arriva solo un decimo di quello che si è veramente. Facciamo vedere una facciata ma perché, come ognuno, ci evolviamo sempre in qualcosa di diverso. C'è una molteplicità di identità dentro di noi che va accettata anche all'esterno ed è difficile fermarsi in una immagine specifica e cristallizzata. Per questo ho voluto fare questo spettacolo, per spiegare che se ti indentifichi in una cosa sola, definitiva, poi sei anche morto.”
Il regista dello spettacolo è Francesco Zecca, un giovane attore di Leverano che sta crescendo. Che cosa prova per lui Lucrezia Lante della Rovere?
“Francesco è una persona speciale. Come essere umano, come talento nel suo lavoro, come generosità, come sensibilità. Credo che diventerà un grande regista e sono molto contenta di lui: noi viviamo insieme ed abbiamo una grandissima sintonia. Porto Francesco su un piatto d'argento”. E noi, da spettatori, sicuramente lo gradiremo.