PAROLA DOPO PAROLA: E’ TUTTO CIO’ CHE SIAMO!
Originalissimo “Talkaffè” al Caffè Letterario di Nardò. Tra letteratura, musica e teatro.
Fa sempre bene alla mente (e al cuore) imbattersi in porte e finestre aperte e, con l’occasione, prendere una boccata d’aria. Metaforicamente, s’intende. E, con questo, segnalare l’azione meritoria (riconosciamolo) delle poche “Agenzie Culturali” che abbiamo nella nostra città. Fatto che ci porta a pensare che sarebbe buona cosa mettere a frutto le tante energie che pure abbiamo. Semmai, nascoste e, certo, impolverate. Si scoprirebbe finalmente che con queste si possono cogliere anche buone opportunità e, si potrebbe aggiungere, perfino arricchirsi.
E’ quello che stavolta è successo in un incontro al “Caffè Letterario” di Nardò, con tema la “Parola”, la sua forza, significato e persino potere. Diciamolo subito, una materia affascinante quanto impervia, scivolosa in ogni caso, ma anche l’essenza di tutto o quasi. Discettare nientemeno del mezzo archetipico di tutti i tempi e di tutte le popolazioni. Materia smisurata, ed è abbastanza inutile segnalare che tutti ne fossero pienamente consapevoli. E, tuttavia, tra il serio e qualche punta di divertissement (utile ingrediente del Format), su questa ci si è voluto cimentare col TALKAFFE’ sulla “Parola”. Una trattazione durata oltre due ore e costellata da riferimenti interdisciplinari e richiami musicali e teatrali.
Ne è uscita una bella lezione, ma anche una sorta di piéce teatrale, un effervescente happening, con i convenuti coinvolti e partecipi nella sperimentazione. Per scoprire quanto risultava ancora nascosto e sconosciuto sul tema della parola, del suo uso pletorico e, aggiungiamo pure, infinito nei suoi significati. E per un momento fantasticare di non volerle più ubbidire, di ignorarla, di poterne fare anche a meno, bastando i segni e la gestualità, per farsi capire (beninteso, anche questo è linguaggio) e soltanto quando questi non fossero bastati, ad essa ricorrere. Alla parola. Se, detto banalmente, alla fine si vuol dire qualcosa, comunicare una notizia o semplicemente raccontare una storia. E, in quest’ultimo caso, riuscire anche a fare bella figura.
Il risultato è stato quello di “inscenare” (strepitosa la conduzione del professore Giuseppe Piccioli Resta, anche in dialogo con Laura Valente), un excursus di “situazioni” , sin dai primordi e che oggi volentieri affidiamo alla verifica del linguista, ma anche di sociologo e antropologo. Per farci meglio spiegare quello che poco abbiamo capito, per educarci in ciò in cui siamo stati carenti. Alla fine, prepotente, e al di là di ogni intendimento, è sembrata prevalere la forza “politica” della parola, per quello che è capace di determinare, di segnare il cammino, di fare scelte perentorie.
La serata (non una lezione, né formulazioni dogmatiche) si è sviluppata sul crinale di un continuo ragionamento, “a tema”, di verifica delle fonti, dove la parola ha avuto “cittadinanza” e, pertanto, a mo’ didascalico si è voluto declinarla in tutte le sue applicazioni.
Davvero interessante la struttura nella quale campeggiava il diverso uso della “parola” che, ovviamente, - così nel Format - serve per parlare, assume in sè anche potere, si presta al racconto ma (ammonimento) mette in guardia anche dal suo cattivo uso. E a tal proposito alcuni interventi sono serviti a fornire il sigillo a così importante definizione. “… occorre riscoprire la dimensione etica della parola … la parola è il bene più prezioso della nostra umanità” (Stefano Leopizzi, curatore del Format).
Ma anche “ …se c’è una Parola ci deve essere anche un ascolto; …la Parola che narra diventa essa stessa accadimento” (Enzo Bianchi). Concetti ampliati da Don Roberto Tagliaferri, sociologo, antropologo e docente presso la Facoltà Teologica Santa Giustina a Padova, che in collegamento Skype, ha entusiasmato la platea con un ragionamento di grande dottrina che –estrema sintesi – invitava a coniugare il Bene, a cercarlo e mai da questo allontanarsene. E la parola – ha aggiunto - rappresentava l’occasione giusta, lo strumento straordinario per mettere in pratica questo insegnamento.
Le parole abbondavano e i presenti ( tra cui una delegazione di studenti del Liceo Classico “G.Galilei” della Dirigente Emilia Fracella), per conseguenza, sono stati i protagonisti della serata con interventi legati alla materia trattata. Con la musica di Gabriella Rucco, accanto al gioco delle parole che venivano scelte e che sarebbero servite al dibattito. Parole scientifiche, filosofiche, tecniche, di vita ordinaria, e – per nostro gaudio - anche poetiche. Ci ha pensato Elio Marra, affermato poeta e scrittore, a imprimere il suo segno.
In ogni caso, non una trattazione di soli elementi “colti”, raffinate citazioni. Le parole scelte esemplificavano il corpus delle relazioni umane, richiamavano la sfera delle tante attività quotidiane (incisivo l’intervento dell’opinionista Lucio Cafaro). Cosa che è servita per scoprire la sua forza dirompente, per rendere anche più vicina e comprensibile e persino aggiornare la sua didattica. E proprio a tal proposito non poteva mancare il riferimento ai “Social”, sempre riferendosi alla loro utilità, mettendo comunque l’avviso sul fatto che talvolta possono anche confinare con la barbarie della violenza verbale. La violenza sulle donne, sui deboli e su quanti, usando il proprio potere, si vuole esercitare discriminazione.
Una bella occasione, dunque, per far riflettere un po’ tutti. Una bella serata. Riuscita, da replicare. Non si dice forse, per indicare il buon esito e dichiarare l’affidabilità rispetto a un qualcosa…- Basta la Parola!-?
LUIGI NANNI