NARDO' - Prepariamoci. Per poter essere noi stavolta a decidere sul DASPO (Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive). Ma soltanto per chi lo merita.
L’acronimo di questa legge del 1989 ha poi avuto una estensione applicativa in ambito urbano, con conseguenze amministrative e penali (per stalkers, violenti, parcheggiatori abusivi ecc). E, dunque, a tal proposito, che dire dell’idea dell’Osservatorio della Questura di voler vietare la trasferta a Roma ai tifosi leccesi nella prossima partita che il Lecce giocherà con la squadra capitolina? Al momento niente di deciso (forse domani), ma francamente speriamo che non si arrivi sino a tanto e lasciare che i tifosi affezionati possano seguire la loro squadra. Non dite che esageriamo in allarme e che, come sempre, ci sono cose più importanti cui pensare!
E’ tutto vero ma, fermo restando che questo stesso articolo non vi deluderà in quanto a focus meritevoli di tanta assegnazione (per l’appunto, di DASPO), c’è da dire che questa storia del divieto ai tifosi leccesi in trasferta (si tratta della sesta volta!) assume toni esagerati e ingiustificati. Si sa cosa è successo nelle recenti partite. Le volte che il Lecce ha giocato (l’ultima, a Napoli), è stato fatto divieto (ovvio, dalle Autorità di Polizia) ai leccesi di poter seguire la squadra per l’evidente ragione che, per entrare allo stadio e assistere alla partita, non soltanto bisognava avere il biglietto, ma anche presentare il documento d’identità. Al massimo potevano assistere i leccesi residente in Campania. Che esagerazione! Quando, invece, altri tifosi hanno potuto tranquillamente raggiungere Lecce e lo stadio di Via del Mare (in ordine di tempo: da Bologna, Sassuolo, Napoli, Ferrara)? Giusto così!
Siamo convinti che le Autorità lo fanno per ragioni serie e motivi di sicurezza. Ultrapreventivi. Ma, forse, anche a loro, involontariamente, è capitato di amplificare il pericolo, come nell’occasione della partita di un paio d’anni fa Francavilla-Lecce col Tar che accolse il ricorso dell’avvocato difensore di tifosi raggiunti dal DASPO. Proprio in quell’occasione si parlò di “DASPO indiscriminato”, e il Tar sconfessò l’operato delle Autorità preposte. La stessa normativa contro la violenza negli stadi, secondo autorevoli pareri, ha fatto qualche passo in avanti ma anche grandi passi indietro. Insomma, materia da maneggiare con cura. Peraltro, a Lecce non è mai successo niente di particolarmente grave e la tifoseria è ritenuta una delle più tranquille d’Italia. Ma, certo, proprio di recente, ancora una volta, è stato sanzionato il gesto “eversivo” di un tifoso leccese che ha introdotto allo stadio uno striscione offensivo contro l’allenatore dell’Inter e leccese di nascita, Antonio Conte, appellandolo “uomo di m..” e per la qualcosa quel tifoso ha ricevuto il DASPO, col divieto di assistere per due anni alle partite della squadra (analogo provvedimento, con DASPO dai 5 agli 8 anni per tre tifosi leccesi nella partita di andata Roma-Lecce, pare per un diverbio con tifosi romani portati in taxi allo stadio. E proprio per quel precedente oggi si teme il divieto).
Forse c’è dell’esagerazione, quando basta aprire la Tv per ascoltare epiteti irriferibili. Resta il fatto che quel tifoso doveva astenersi dal fare quella cosa e che sta già pagando di persona tanta esuberanza. Pertanto, se l’Osservatorio infliggerà il divieto di trasferta a Roma, ci sentiamo tranquillamente di dire di non essere d’accordo col DASPO. Che tratta i tifosi leccesi da violenti. Non lo meritano. Anche se – bisogna aggiungere - obbligati a rispettare il provvedimento.
Perché, poi, di DASPO in DASPO, per andare alla ricerca di quanti non rispettano le regole o fanno dichiarazioni azzardate, cosa si dovrebbe fare col sindaco di Nardò Pippi Mellone che s’era messo in testa di voler chiudere l’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) di Lecce? In questo caso, però, un rimedio c’è. Rifacendosi a vecchie e buone maniere. Funziona nel modo seguente: quando viene detta una corbelleria (e tale deve considerarsi il “caso” ANPI), il “reo”, per non ricadere nello stesso errore, insomma per correggersi, si autoinfligge una giusta punizione.
Come per aver detto una bestemmia o commesso un atto impuro. A quel punto comprerà un “furone” (salvadanaio) dove, ogni volta che capita, dovrà mettere una bella somma di denaro (facciamo, cento euro) per ogni corbelleria detta e, al contempo, sperare in cuor proprio di farcela (di non bestemmiare, ad esempio, per evitare l’esborso). Alla fine di un tempo apprezzabile (sei mesi, un anno), però, si scopre un bel bottino. A chi va? Ovvio, in beneficenza.
Per restare a Nardò, Il DASPO, poi, potrebbe rischiarlo quanti amministrano senza mai ascoltare i cittadini, quando si incaponiscono a non sentire ragioni di fronte ai disagi su via Bonfante e qualche altra strada, interessate dal traffico autoveicolare privato. Eppure, sono stati avvisati e non una sola volta. Basterebbe prestare ascolto ed essere più umili. E spiegare. Il nome stavolta non lo faccio, ma come per un quiz lascio a voi lettori il piacere di indovinarlo.
LUIGI NANNI