NARDO' - “Manni Editori” nata nel 1984, la sua grande creatura. Il racconto dell'esperienza a Nardò.
E’ morto Piero, Piero Manni! Un annuncio così ti lascia senza fiato e subito, tra i sentimenti che pervadono l’animo, s’impone quello del rammarico, della recriminazione. Non dovevamo essere così superficiali e disattenti. Non dovevamo perdere le tante occasioni che si sono presentate. Non capita tutti i giorni di incontrare una persona così! A significarne la perdita irreparabile, l’irrimediabilità della condizione. Insomma, perché non abbiamo vissuto “di più” con Piero? E’ la recriminazione a farcelo dire. Come mai non siamo riusciti a stringere con più forza la sua amicizia che donava a piene mani? L’aver sì colto la grandezza dell’uomo, la sua carica umana davvero contagiosa e poi essersi distratti. Per fare altro.
Intellettuale a tutto tondo, Piero Manni, politico “per sentimento”, affermato manager culturale, sin dall’inizio della sua straordinaria iniziativa con la casa omonima “MANNI Editori”, nata nel lontano 1984. Una grande casa editrice. Se ben ricordo classificata tra le “piccole” più importanti d’Italia, ovviamente ritenendo che poi ci sono quelle “grandi”. Una classifica, a dire il vero, che non aveva molto senso, essendo stata sempre tenuta in massima considerazione, aperta alle novità con grandi scrittori e poeti, da quelli affermati ai tanti che lo sarebbero poi diventati. Notevoli i suoi colpi editoriali. Proprio in questi giorni ho terminato di leggere sempre, per l’editore Manni, un testo -compendio di alcune opere del grande scrittore Raffaele La Capria.
Strumento di questa grande attività, sarebbe poi diventata la rivista “L’immaginazione” diretta dalla moglie Anna Grazia D’Oria, fine intellettuale, che in tanti anni ha vivacizzato il dibattito sulla letteratura italiana e internazionale. Ben 320 numeri sino a poco tempo fa, che danno idea dell’ operazione culturale, non certo conclusa. Per il resto, basterebbe sfogliare il catalogo della casa per rendersi conto dell’interdisciplinarietà di tante sue pubblicazioni, del rapporto stretto sin dall’inizio col territorio e mondo accademico e scientifico (collaboratori alcuni dei più prestigiosi docenti dell’Università di Lecce) Per tutto ciò mi rammarico di aver fatto trascorrere così tanto tempo prima di rincontrarlo (però, occasionalmente, per la presentazione di un libro e sempre nell’occasione ricordare alcune iniziative messe in piedi, tra cui il giornale 1&15, realizzato da noi giovani studenti impegnati politicamente e attivi nel dibattito culturale.
E’ capitato qualche anno fa proprio a Nardò. Non ricordo bene la circostanza, né il luogo dove venne fatta la presentazione. La sala era strapiena. Piero prese la parola per il suo intervento. Non ricordo nemmeno l’autore del libro né l’argomento.
Ad un certo punto sentii risuonare il mio nome. Mi aveva “scovato” con la coda dell’occhio tra i tanti presenti e ( però lo capii solo successivamente) fui sorpreso dal fatto di avermi chiamato e citato. Lo aveva fatto quasi a chiamando a sé un testimone per quanto diceva, la conferma di un sentimento, di un’opinione. Non era forse questa l’attestazione di un’antica amicizia e stima? Così l’ho interpretato.
Confesso di essermene compiaciuto, ma non per vanagloria, quanto per aver capito come certe esperienze vissute con passione e speranza avevano lasciato traccia. Insomma, lui non se n’ era dimenticato. Ero io, invece, ad averlo fatto, fruitore di quell’occasionale incontro. E svegliato da quel richiamo perentorio.
LUIGI NANNI