SINDACI “EROI” E “SCERIFFI”. CI MANCAVA ANCHE QUESTA!
Il Covid 19 ha scatenato la loro sete di protagonismo
Non fosse stato per il Covid19, in tanti avrebbero mancato il loro quarto d’ora di gloria. Non un’intervista di lunghezza inusitata, né una-due comparsate in Tv nazionale e nemmeno il trillo del cellulare così incalzante. Parlo dei sindaci, protagonisti assoluti, che hanno voluto in qualche modo riscattarsi. Si erano resi conto che la loro stagione d’oro stava volgendo al termine e allora hanno fatto di tutto per rimediare. Quale migliore sterzata se non quella di (ri)apparire, di voler contare? In molti casi, ben al di sopra o al di là delle loro prerogative.
E qualche maligno sta già pensando al sindaco di Nardò Pippi Mellone, in piena trance agonistica, alle sue mascherine e forse ai pacchi-spesa, anche al gracchiante megafono che faceva girare per strada, tipo “andisciatore” (banditore) di una volta, per non dire del “Toro” metallico già inaugurato all’ingresso principale della città).
Per gli esempi, non basterebbe un’intera rubrica, sicchè ci limiteremo a un paio ( e poi sotto con i Governatori!), quelli più vicini territorialmente, forse nemmeno i più clamorosi. Ha colpito il “senso unico” del sindaco di Otranto Pierpaolo Cariddi, sindaco della dinastia che porta questo cognome. Antefatto: il Covid19 deve averlo particolarmente spaventato se ha poi deciso di istituire il “senso unico” nel centro storico della città. Chiariamo, per i pedoni, per quelli che vanno a piedi! Ebbene (lo dico ai pochi che non conoscono Otranto), il suo centro storico, volendo dare un’immagine, è grande quanto un campo di calcio e poco più. Cioè è limitato con, badate, soltanto 18! residenti censiti nel periodo invernale. Ovvio, d’estate sono molto di più, ma non in modo esagerato (invece, turisti a migliaia nei villaggi e case-vacanza), trattandosi di nuclei abitativi bisognosi di restauro e in non pochi casi abbandonati. Località, comunque, di grande bellezza e, per quanto riguarda il suo piccolo centro storico, in rapido processo di gentrificazione (lenta ma inesorabile “sostituzione” dei suoi residenti con altri, più danarosi, provenenti da varie parti del mondo).
Ebbene, cosa gli è passato per la testa al sindaco Cariddi? Di istituire il senso unico su alcune (come dicevo, limitatissime) direttrici. Sempre per il timore del virus. Una decisione quantomeno bizzarra oltreché prematura e anche incontrollabile (col presidente della regione Emiliano che con oggi decide di dare via libera a tutto!). Alla fine, senza senso, se la volontà è stata quella di voler scansare i contagi. Procurando, persino, insuperabili difficoltà per quegli sparuti abitanti che resistono nel vetusto abitato. Come nel caso di due vecchiette che, trovandosi al limite del senso unico , quando vanno ad acquistare il pane al negozietto che dista trenta metri più avanti, saranno costrette a fare più di un chilometro se vorranno rientrare a casa. Disperate, le due vecchiette (non loro, ma caritatevoli conoscenti) hanno chiesto al sindaco che quantomeno gli conceda il pass in modo tale da evitare quel lungo giro. Non si ha notizia che il pass sia stato concesso. Sembra uno scherzo della vita, ma è realtà, per niente illuminata.
Stessa tentazione di protagonismo a quella di Cariddi (si conoscono?) e prima di lui l’aveva avuta il sindaco dell’area metropolitana di Bari; in più, Presidente dell’Anci ( Associazione Nazionale Comuni. Si tratta di un politico che conta, quanto un ministro e forse due. Nel periodo della max pandemia Antonio De Caro si è distinto per un attivismo esagerato. Si era però fatto prendere la mano nell’inseguire per parchi e piazze quanti non rispettavano le disposizioni ( a quel tempo, vietato persino uscire di casa). Volenteroso, comunque, e animato da buone intenzioni. Sin dalle prime situazioni, era apparso comunque curioso che dovesse essere un sindaco, lui da solo a intervenire (e rafforzare la fama di quelli (cioè, i sindaci) che trascurano la famiglia, quelli che non hanno mai un’ora libera, quelli che non fanno un viaggio da chissà quanto tempo ecc) e non la forza pubblica a gestire quelle situazioni. Niente da fare. Voleva, pertanto, De Caro risparmiare sull’impiego di quel personale? Crediamo di no.
In tanta frenesia, è poi inevitabile che arrivi l’inciampo. E succede quando “becca” un anziano-vecchio, già fermato per controllo dalla polizia che, sua giustificazione, si recava a pranzo dalla figlia. Non lontano dal punto in cui era stato fermato. Cosa non possibile in quel periodo. Ed ecco che De Caro piomba “sulla scena” e tra richiami, insulti e minacce, letteralmente aggredisce il pover’uomo. Le frasi sono di particolare durezza: dall’incombente probabilità, anzi certezza che prenderà il virus, a dubitare della sua (dell’anziano) capacità mentale, dal compiacimento per la “giusta” multa” comminata (gli agenti cosa ci stavano a fare?), all’ordine perentorio di risalire in macchina e tornare a casa. E con lui (il sindaco) addetto al controllo. E verificare se avesse obbedito.
Ora, ragioniamo un po’, vi pare una cosa seria? Non lo è e non è difficile dimostrarlo. Come peraltro ha fatto un suo stretto amico, l’avvocato Michele Laforgia, nonché suo (di De Caro) legale e, presumo, della sua stessa amministrazione. Laforgia, presa carta e penna gli ha scritto una bella lettera nella quale (riassumo a memoria), nel manifestargli amicizia e stima, lo ha poi duramente rampognato, dicendogli semplicemente che quelle cose non si fanno. “Che il potere deve essere ben esercitato, ponderato, che il potere pubblico va esercitato con pudore e che non sono ammessi atti tesi a configurarlo come arbitrio”. Con quel vecchio, poi. Che si era anche scusato, già sapendo della multa e del fatto che sarebbe stato scortato. Sin sull’uscio di casa.
- E’ possibile che alcuni tra i miei affezionati lettori “scoprano” che è la seconda volta che m’interesso dei due sindaci di cui sopra e per altre due non minuscole questioni. E gli parrà di aver esagerato. A mia discolpa, potrei dire o che si è trattato di mera casualità, oppure che i due sindaci fanno di tutto per attirarsi qualche critica.
Luigi Nanni