“CANTAMI, O DIVA, DI QUESTE STRANE ELEZIONI…”
Periodo difficile per la Puglia, anche per il Covid. E la gente pensa ad altro
Qui c’è davvero da impressionarsi. O, forse, non ce n’è bisogno. L’occasione ci viene date dalle prossime elezioni regionali, con l’aggiunta del referendum “sul taglio dei parlamentari”.
Una cosa e l’altra in Puglia. Per verificare una situazione assolutamente inedita. Niente pugna (un pugno vero, sì, invece, da parte di un attacchino comunale al marito di una candidata) e una sordina che, Covid a parte, è figlia di primo letto di tanta disincanto e abbandono. Dalla politica attiva, da quella osservata. In una parola, da tutto. E anche arrabbiati. Tutto risolto in un po’ di manifesti e ancor meno volantini. Questo per le regionali, buio pesto per il singolare referendum senza quorum. C’è sentore di abdicazione e di lasciare ad altri i problemi. Qualcuno osa dire che ci sono i gilet anche dalle nostre parti. Forse esagerano. Chissà se un giorno anche loro si daranno da fare. Ovviamente, lascerebbero il giallo per vestire granata. Sulla maglietta l’immagine di un toro, semmai di quello piazzato all’ingresso della città.
Ovvio, per estensione, ci riferiamo anche ai passi indietro fatti dalla Puglia (si tratta di elezioni regionali), dove interi settori subiscono una crisi nera e a cui il nuovo governo (regionale) sarà chiamato a rimediare: agricoltura, sanità, industria, senza contare il bubbone Ilva (sfiora i diecimila operai), dove tutto però è cambiato per l’impossibilità di mantenere condizioni di lavoro accettabili dal punto di vista sanitario. E un governo inchiodato all’indecisione. Un tarantino su due è per la chiusura immediata e teme come la peste i wind-days, quando il vento che soffia sui parchi minerari spande polvere tossica dappertutto: nelle case, in bocca, nei polmoni. Per essere pratici: sull’Ilva, Il “nuovo governatore” conterà qualcosa?
Per (re)stare a Nardò, si gira e rigira, alla ricerca del tempo …perduto. Passi tutti indietro. Un ospedale cancellato (peccato mortale), la discarica di Castellino che non s’è voluto chiudere e con relativa tassa sui rifiuti davvero ingiustificata, cioè alta. Eppoi lo scarico a mare che ci impedirà anche di fare un bagno. Il mare non ci perdonerà per tanta dabbenaggine. Diciamo la verità, su questi temi (problemi) i nostri concittadini non riescono ad appassionarsi. Non tutti, per fortuna. “Perché mi parli di elezioni –mi dice un interlocutore- non sono per niente interessato!”. Non posso essere un agente provocatore, lo prendo per le buone e la discussione scivola su altro.
Questo perché, andando in giro, abbiamo la presunzione di spandere il “verbo”, noi discretamente informati e pronti ad “attaccar bottone” col primo che s’incontra. Niente da fare. Abbiamo svolto la nostra piccola indagine per verificare quello che analisti di prima fascia da tempo hanno già accertato. Fuga dalla politica attiva, un po’ di social e qualche schermaglia, senza crederci veramente in quello che si fa. Peraltro, non è un dato di poco conto. A Nardò fai fatica a cercare una sezione (si chiamano ancora così?) e ancor più a trovarla aperta. La politica, la cosiddetta “campagna elettorale” ha preso altre forme. Roba per “specialisti”, non certo per gente comune.
Se poi ragioniamo per classi d’età, la situazione lascia poche speranze, anche perché riguarda tanti giovani. Alla disperata ricerca dl lavoro. Studiano e poi vanno via. Per dirla in percentuali, soltanto quattro su dieci sanno per cosa si vota (regionali) e due dei quattro nemmeno che in ballo c’è anche il referendum. Il disinteresse si tocca con mano e si ritiene inutile impegnarsi per qualcosa. La cosa ricorda un po’ la lettura dei giornali. Appostatevi presso un amico edicolante per verificare che occorrerà un’intera mattinata per vedere un solo sotto- trentenne comprare il giornale (si salva lo sport). “Ma ci sono i social, internet!” Vero, anche questo mondo è cambiato e noi non l’abbiamo capito!
Epperò, progresso a parte, c’è molto di stantìo e muffa nella nostra situazione. Si andrà a votare per vecchia appartenenza o perché si è cambiata bandiera, per simpatia o per favore, per inerzia, pernonsapereperchè, aiutati dall’aver trovato la tessera elettorale che ogni volta nascondi e poi col tempo dimentichi dove l’hai fatto. Per scoprire (votando uomo-donna), che avrai votato colui con cui non riuscirai mai a parlare, colei di cui non conosci il programma, colui che tenta la scalata per questo e quest’altro, colei che vuole portare in regione la sua competenza.
Riconosciamo che tutto si è complicato per via del Covid. Pensiamoci, sette mesi a non parlare d’altro. Qualche giustificazione non manca per lo scarso appeal che registrano queste elezioni. Con la vita che – lo scopriamo- è cambiata e non poco. Per tutto ciò, si sta anche guardando all’affluenza al voto, ma nonostante le difficoltà, la gente andrà ugualmente a votare. Con qualche rammarico. Come quello confessatomi da un amico incontrato all’angolo di un bar e coperto da abbondante mascherina (mai vista una così! Non sono riuscito a riconoscerlo). Bell’età (cioè, avanzata), distinto, mi raccontava come in tante elezioni a cui aveva partecipato, era la prima volta che nessuno gli avesse chiesto il voto e in qualche modo lamentava la solitudine …dell’elettore”. Ho cercato di … confortarlo, dicendogli che era capitato anche ad altri, quando lui con puntiglio ha tentato di fare un’analisi della situazione.
Non potevo essere scortese e sono stato un po’ ad ascoltarlo. Minuti, non pochi. Sempre pensando a chi fosse, tentando di riconoscerlo dalla striscetta degli occhi, dalla voce resa un po’ falsata dalla mascherina. Mi è parso sconveniente e imbarazzante chiedergli il nome, dato che lui mi conosceva così bene da avermi salutato con nome e sincero trasporto. Da qualche particolare avevo capito di non esserci visti negli ultimi anni. Nel congedarci gli ho risposto che a casa stavano tutti bene, grazie. Supponendo, poi ,che anche lui avesse una famiglia, anch’io ho fatto i miei auguri e non so dire se ho indovinato. Dando, alla fine, l’idea di due persone normali. Però, in un mondo esterno irriconoscibile.
Luigi Nanni