Quando la sinistra perde non è felice
Quando vince, nemmeno
Netto il successo di Emiliano che si è detto “sorpreso”. E noi, più di lui!
Attacco al bottino di Laricchia (5S), il vero colpo di scena
Premesso che la vittoria è vittoria e non si discute, siamo portati ad analizzare il voto alle regionali che si presta a diverse letture. Non vogliamo esagerare, ci serviremo di qualcuna soltanto. Che basta e avanza. Partendo dal dato generale che ha visto vincere nettamente il presidente uscente Michele Emiliano di oltre otto punti percentuali. Diciamo la verità, nessuno se l’aspettava. I lodatissimi sondaggisti degli ultimi tempi che in altre competizioni avevano azzeccato persino il decimale, stavolta hanno clamorosamente sbagliato (pensate, sino alla vigilia, Fitto era dato persino in vantaggio!). Ed allora, sarete curiosi di sapere com’è andata e perché è andata così! Detto con neutralità o quantomeno con tifo non dichiarato.
Andrò controtendenza e non sarò certo popolare, mettendo in discussione il voto per Emiliano. Non è di oro colato, anzi a breve potrebbe scontare tutti quegli errori (da lui stesso riconosciuti nell’intervista post-voto) e che però non hanno avuto peso nella campagna elettorale: declino della sanità pugliese (in diretta Tv Emiliano ha comunque incoronato l’epidemiologo Pierluigi Lopalco, nominandolo assessore), il fallimento sui Psr in agricoltura, gestione pessima della xilella; per quanto ci riguarda, discarica di Castellino ancora aperta, lo scarico a mare di Torre Inserraglio e, certo, altre questioni pesanti. Di qui le domande che, dopo lo spritz melloniano di venerdì per festeggiare anche l’ottimo risultato di Giulia Puglia, dovrebbero essergli poste. Ma chi lo farebbe? Sta qui la vera difficoltà e il rompicapo, pensando al fatto che con i diecimila voti presi a Nardò, Emiliano non teme più nessuno e anzi si appresta a chiedere …la cittadinanza onoraria. Chi domanderà? Facciamo un gioco enigmistico.
- Gliele farà Mellone in quanto suo strenuo sostenitore (non fa niente che siano rispettivamente destra-destra- e sinistra)?
- Gliele farà la stessa Giulia Puglia in quanto candidata in una lista di Emiliano?
- Gliele farà il Pd spaccato in tre, quattro tronconi e ciascuno col suo distintivo di riconoscimento?
- Gliele farà il resto dell’opposizione in consiglio comunale?
Mi piacerebbe anche che in quella folla in Piazza Salandra, s’incuneasse qualche semplice cittadino e la domanda la facesse lui, issasse un cartello (di quelli che più non si vedono) a ricordare a Emiliano che Nardò non ha bisogno di populisti e ricordargli ancora che sua buona stella è più il frutto di un combinato disposto che non il merito acquisito sul campo.
Riflettete, come si può passare in breve tempo dalla denigrazione (anche dal suo entourage), al trionfo? Qui le analisi si sprecano, ma non si sbaglia a dire che lui ha sfruttato abilmente tutta l’esperienza cumulata nell’esercizio del potere. E’ stato detto (di lui): campione mondiale della cooptazione (chiamare gli avversari dalla sua parte, come Maurodinoia o il presidente AQP Di Cagno Abbrescia), avvalendosi anche di aiuti manifesti, come per il fondamentale sostegno del presidente Anci e sindaco di Bari Antonio De Caro.
Tutto ciò, comunque, non sarebbe bastato (ricordate quando, prima del Covid, con popolarità bassissima, il dibattito a …sinistra riguardava, per l’appunto, proprio la debolezza di una candidato come Emiliano? Zingaretti vedeva nero), se non si fossero verificate alcune condizioni che prendono il nome dell’aiuto dall’alto, del ricatto, del coltello alla gola (metaforico). Nell’ultimo mese di campagna elettorale la Puglia è stata considerata decisiva per le sorti dello stesso governo nazionale. Si era nel vero. Troppo rischi, per quella …testarda di Laricchia dei 5S.
Ebbene, bisognava lì colpire e affondare i 5S. E, come in una processione, tutti i big sono piombati in Puglia. Ha cominciato il ministro Pd Francesco Boccia a invocare il voto disgiunto (cosa deplorevole in bocca a un ministro!), poi il presidente Giuseppe Conte a invocare unità e ricordare che a Roma si governa insieme, amore e d’accordo. Poi lo stesso Emiliano a ricordare che ci sono tanti soldi in saccoccia da spendere. Ancora lo stesso Conte a volare alto sui 209 miliardi di euro del Recovery Fund. “Perché – si sono chiesto – farli spendere al altri, agli amici del decotto Fitto? Poi hanno affondato il colpo e, bluffando, hanno detto che se si perde in Puglia si torna a casa!
Ma anche questo non sarebbe stato sufficiente per quel tipo di affermazione (che fa il paio con quella conseguita dal Masaniello campano De Luca, che ormai parla di “superamento di destra e sinistra” e di “apertura” alla società, di sotto, di mezzo e di sopra) E qui, indubbiamente, sono valse le capacità e l’arguzia di Emiliano che non possono non essere riconosciute. In che modo? L’attacco al bottino di Laricchia.
Questa è la vera lettura del voto. Basta analizzarlo e scomporlo. Secondo un banale calcolo, a Laricchia, ai 5S in Puglia mancano otto-nove punti percentuali, tutti andati a Emiliano, presi con le buone e con le cattive, con forsennata pressione e verosimile… ngulatura a qualche “anello debole” della cerchia pentastellata, probabilmente un buon numero di 5S che poi hanno mollato Laricchia. Così si spiega la débacle di quell’11% dei 5S!
Si parlava di “voto disgiunto”. Macchè, voto disgiunto! Perché faticare con quel lenzuolo-scheda e scrivere candidato e altro presidente? Si è così passati al “voto utile”, anch’esso invocato, eredità di una politica ormai fatta a tavolino. Niente sui territori, niente sezioni, niente partecipazione, niente “porta a porta”, semmai per i “livelli alti”, a Porta a Porta, da Vespa. Una politica dal guscio vuoto.
Ecco perché (detto in generale), c’è poco da gioire (nello stesso fronte di Emiliano), avendo capito che la strada diventerà in salita proprio per quelle emergenze a cui non si è posto riparo durante il suo primo mandato. E bisognerebbe dire perché. Al di là dei lustrini, la Puglia sconta una pesante arretratezza proprio nei settori per i quali la politica avrebbe già dovuto mostrare ogni capacità. L’ambiente su tutto e politiche per infrastrutture (trasporti su gomma e rotaia) e soprattutto politiche del lavoro. La forte mobilitazione di queste ore all’Ilva di Taranto fa capire che la strada comincia in salita.
P.S. Due parole sul referendum. Risultato scontato del SI’ e inizio di dibattito sull’urgenza di una nuova legge elettorale. Che nessuno mostra di avere.
LUIGI NANNI