COLPETTO D’ALA TRA “CIME TEMPESTOSE”
Conferma delle elezioni nel… 2021
… e a sinistra risponde uno squillo
Cosa s’è capito della vicenda CRSEC? La biblioteca, alias Centro Servizi Culturali e Bibliotecari, al centro di un duro scontro tra amministrazione che, s’è scoperto, aveva in testa un progetto e quanti (a migliaia) si sono allarmati per la paventata dismissione/alienazione? A naso, poco o tanto.
Bastava soltanto misurare interesse e amor proprio per l’importante istituzione culturale. Poi (pare), tutto sia rientrato con l’interlocuzione tra Regione e Comune e prossima firma del protocollo d’intesa. Che, diciamo anche questo, avverrebbe quasi fuori tempo massimo. Ma si avrà. Sventolìo di bandiere da parte di Mellone e, ipse dixit, tempesta in un bicchiere d’acqua. Tutto a posto, allora? Non proprio o quantomeno non come è stata raccontata. La mobilitazione di migliaia di cittadini che hanno firmato la petizione deve averlo un po’ allarmato se poi la questione è sembrata riaggiustarsi.
E comunque, per saperne di più, e finanche tutto, per una possibile interpretazione, per l’esegesi di quello che si aveva in testa, basterebbe leggere (a questo punto, rileggere) quanto sulla questione aveva scritto l’assessore alla cultura Tollemeto. Anch’io ho letto e non ho capito.
Rileggendolo, mi sono convinto del fatto che qualcosa in testa frullava. E’ parso di capire che sostanzialmente non si dava un gran giudizio di quell’esperienza e, pertanto, bisognava riconsiderare lo status quo, evidentemente ritenuto vecchio e obsoleto e tutto rivolto nell’invocare modernità, tecnologia e adeguamento ai “tempi nuovi”. Quando, parlando di cultura e libri, si richiede quantomeno prudenza e umiltà. Insomma, vedremo se si potrà poi dire che tutto è bene quel che finisce bene.
Anch’io, come tanti conoscitori della materia (Rino Giuri, Luciano Tarricone, Carmine Martina) porto la mia personale esperienza, fatta proprio all’inizio di quella straordinaria stagione. Da ragazzo voglioso entrai con entusiasmo nelle attività di quella biblioteca (allora si chiamava UNLA, lotta nazionale contro l’analfabetismo), con direttore un certo Santoro, grande personalità e, diremmo oggi, straordinario motivatore. Affascinò un po’ tutti e quella biblioteca costituì, e non a parole, un decisivo punto di riferimento per generazioni.
Stupefacente fu l’iniziativa di organizzare un gruppo di giovani, anche giovanissimi, girare di strada in strada per Nardò a consegnare centinaia di cataloghi dei libri di quella biblioteca. Una rivoluzione per quei tempi.
Il nostro compito: presentarci, dire chi eravamo, invitarli in biblioteca, la possibilità di prendere a prestito un libro. Ricordo che incontrammo tanto favore e anche qualche diffidenza. D’altra parte, l’operazione era del tutto nuova e anche inaspettata. In ogni caso, tante le soddisfazioni, i dibattiti, i cineforum che coinvolgevano i partecipanti. E’ stata una pagina di storia importante per Nardò. Che, come si dice, resta negli annali e non può certo essere svilita da malavoglia o da qualche idea insana che si ha in testa.
Di questi tempi a Nardò va di moda la parola sollecitazione. Non so quante volta l’ho sentita ripetere. Parola che (l’avete già capito) s’innesta sull’attuale situazione politica, meglio la prossima con le elezioni comunali di primavera. E che riguarda soprattutto la coalizione che vorrà battersi contro Mellone. Per ultimo, Rino Dell’Anna di Italia Viva con un suo recente preoccupato intervento ha fugato ogni malinteso sulla data delle elezioni (pertanto, confermate… nel 2021) ammettendo però il grave ritardo e, per l’appunto, la sollecitazione ricevuta da tanti cittadini a muoversi. Eppure- ha dichiarato - di riunioni se n’erano fatte. In abbondanza. Ma tutte col taglio carbonaro se poi nessuna notizia era trapelata.
Ma ora qui, c’è la necessità di partire, di scoperchiare qualcosa, ammesso che ci sia materia a sufficienza. Anzi no, parlando di sufficienza, questa sembra essere stata raggiunta. In che modo? Con un bel colpetto d’ala del primo (in ordine di tempo) candidato-sindaco, l’avvocato Tony Falangone. Il primo tassello di una coalizione antimelloniana. Se non piace il termine, vuol dire che o si finge o si continua ad annaspare nell’incertezza.
Tutte questioni, comunque, che sembrano impallidire di fronte alle tante emergenze che viviamo. D’altra parte, se non dicessimo sia pure una sola parola sulla pandemia non sarebbe cosa normale. E, infatti, normale non è la situazione della sanità in Puglia. Già detto ieri e l’altro ieri. Gli ultimi dati, così pesanti da dover considerare buona parte della regione sostanzialmente area rossa, fanno capire che i conti si faranno alla fine. Per intanto, la destra in consiglio regionale ha chiesto il commissariamento della sanità. Voi direte, ma è sempre la destra! Si vedrà.
ùSenza dire (e parlarne non ne abbiamo nemmeno voglia), del puntuale report sulla condizione ambientale della Puglia. Tutto in negativo, con lo strapotere delle ecomafie che evidenzia dati da brivido. La Puglia è seconda tra le regioni italiane per reati ambientali e Lecce si attesta al 9°posto (su 107!), mentre per l’Ilva siamo al solito e drammatico pasticcio. Il governo fa di testa sua e si accorda con Arcelor –Mittal senza tenere conto delle tante battaglie della popolazione tarantina e dello stesso sindaco Melucci. Che possono così sintetizzarsi: Taranto vuole semplicemente vivere e non morire di acciaio e inquinamento dell’aria. Per i tarantini il destino dell’Ilva è segnato: chiusura e dio provvederà!
Insomma, smettiamola di chiamare la Puglia “la California del Sud” o “Felix”. Non è il caso. A quanti continuerebbero a farlo, volentieri gli tapperei la bocca.
Luigi Nanni