LA VENDEMMIA DI MELLONE NELLA CITTA’ “GENETICAMENTE MODIFICATA”
Incetta di candidati per le amministrative. Insomma, “malata” e il Covid non c’entra
Una cosa è certa ed è stata pure detta: non c’è città in Italia, in Europa e (esageriamo) al mondo intero che registri una modalità simile a quella di Nardò in fatto di campagna elettorale. Anticipata di un anno e forse più, con le plance pavesate di messaggi variegati e anche variopinti sui quali qualcosa diremo. Se non ci fosse la pandemia in corso e i limiti imposti dalle restrizioni, sarebbe bastato girare per l’Assia o Baviera (Germania), Provenza o Auvergne (Francia), Andalusia o Aragona (Spagna), e in ogni caso dove si voterà per le amministrative, per verificare che nessun caso analogo poteva essere registrato.
Che poi vuol dire di una sola forza in campo (Mellone) e gli altri a cuccia, ammenochè pensare l’impensabile: il divieto di presentarsi, con le buone e con le cattive, l’editto di un’autorità.
Un paradosso, certo, ma che pure succede e non in isolatissimi casi in qualche parte d’Italia. Ovviamente, niente di tutto questo è vero, puro esercizio retorico, immaginando invece che gli antimelloniani nascostamente si preparano al cimento, avendo studiato le battaglie del passato. Così ci è stato riferito. S’intendono un po’di tattica e strategia militare e anche di qualcosa che riecheggia Davide e Golia. Date le forze in campo Loro potrebbero essere Davide e sapete come poi è andata. Non fatevi ingannare dalle forze in campo.
Ho poi ascoltato una intrigante osservazione: forse Mellone, col suo esercito di candidati, ha fatto come le mamme di una volta che spendevano una vita per fare il corredo alle loro figlie.
La tòta, con grande anticipo, anche di decenni. Le prime lenzuola appena nate, per tenersi pronte e non affannarsi. Senz’altro, una buona pratica, soltanto che non sempre e non tutto è andato nel migliore dei modi. Si narra che in più di un’occasione “lu cascione” sia andato a male, invaso da muffe e “canneddhe”, e da farfalline che ti dicono che tutto deve essere buttato via. Le figlie non si sposavano, non trovavano marito e bisognava aspettare. E’ quello che l’opposizione spera si verifichi e che quella grande “vendemmia” fatta di candidati-consiglieri trovati a ogni angolo di strada, risulti troppo anticipata e per ciò con uva immatura.
Sin qui abbiamo trattato la cosa con leggerezza, ma anche un osservatore neutrale (vogliamo esserlo) non trova parole sufficienti e sensate per spiegare come questa sedicente opposizione intenda muoversi. E, soprattutto, cosa dire. Il rischio è quello di non salvare capra e cavoli. Tutto il contrario di quello che normalmente si dice. E, dunque, a farne le spese resta la comunità neritina, “geneticamente modificata”, alle prese con una crisi d’identità, nella morsa di una gestione politica e amministrativa naif (senso non necessariamente dispregiativo) quantomeno non registrabile in tutti quei Paesi che, causa pandemia, non visiteremo ma che, tutto finito, ci ripromettiamo di fare.
Diciamolo chiaramente, non c’è alcuna giustificazione per quest’altra componente a lasciare il campo libero all’avversario politico. Si è tentati di parlare di inadeguatezza, non gli resta che smentire e dimostrare il contrario. E succede, anzi no, quello che non t’aspetti: qualche inerte dichiarazione lasciata ai giornali, un pourparler inconcludente, una confidenza, un chiacchiericcio. Poco, evidentemente, per invertire la situazione. Eppure, di recente, un assist l’hanno pure ricevuto e credo, non l’abbiano saputo propagandare. E’ quello che riguarda la vicenda del Crsec o polo bibliotecario, salvato soltanto perché è stato scoperto l’inghippo e ben tremila neritini hanno firmato la petizione. Obiettivamente, una bella vittoria che avrebbe meritato (e Mellone …insegna) un forte richiamo, qualche bel manifesto per la città. Poche parole per spiegare un po’ a tutti quello che era successo. Tradotto in termini semplici, quella vicenda rappresentava (si fa ancora in tempo) un ottimo trampolino di lancio e da questo iniziare. Avranno altre idee in testa.
Avrebbero dovuto spiegare. E, sapendolo fare, l’occasione gli veniva data dagli stessi manifesti melloniani affissi a Nardò e frazioni. Contrastarli sul piano del linguaggio, del senso delle cose. Sempre ammesso che li abbiano letti e non degnati di uno sguardo, come si fa per i nemici che non si riconoscono e non si legittimano. Quello che, in realtà, fa abbondantemente Mellone da tempo, con un crescendo che non lascia margini di resipiscenza. Insomma, da questo gorgo non se ne esce, e la città non potrà ancora stare come sospesa, irretita. Saremo tutti noi a farne le spese. La propaganda ossessiva finisce per stancare e persino ottundere.
Sii diceva del contrasto da opporre alla pletora dei manifesti, ma stavolta (facile) a una retorica senza basi, al luogo comune, al refuso, a ingenuità comunicative, perdonabili sulla bocca di giovani e ragazze sorridenti. Ha iniziato il presidente del consiglio Giuranna che non recita slogan ma offre il suo faccione, poi gente meno nota, esordienti (ragazza sorridente) che recita: “finalmente orgogliosi di essere neretini”. L’enunciato è impegnativo e clamorosamente asincrono. Con quel “finalmente” a cosa si riferisce? Da quando parte il conteggio? E la storia della città? C’è il sospetto che tanti neritini fossero orgogliosi della loro città, sin da quando Mellone era in fasce e allattava al seno della mamma.
E, dunque? Un po’ di modestia (e moderazione) non guasta. Per poi scegliere dalla miscellanea il colpo grosso che resta sempre quello del sindaco che in altro manifesta e in posa imperiale dichiara “suo” il possedimento di Nardò e anche in questo caso, letteralmente sentenzia: “Nardò con noi è tornata ad essere grande!”
Anche in questo caso, a cosa si riferisce? Le strade che vanno asfaltate? Qualche opera pubblica realizzata che nessuno disconosce e qualcun’ altra probabilmente in cantiere? Insomma, cosa ci sta a fare un sindaco?
Ma la comunità pensa a tanto altro. E ai tanti bisogni non soddisfatti. Come per l’ospedale sparito, la madre di tutte le sconfitte e i propositi di questa amministrazione che non sono riusciti a salvare il salvabile. Il danno subito è irreparabile. Bocce ferme, poi, sul piano ambientale con l’annoso scarico a mare. E che dire dei rifiuti? A tutti i suoi giovani candidati (sinceramente) fornisco qualche informazione e comunico: per avere avuto dentro casa e per decenni a discarica di Castellino (ancora aperta!), Nardò avrebbe dovuto ricevere un ristoro sostanzioso sulla bolletta dei rifiuti, cosa che è stato promesso e non è stata fatta. E le famiglie neritine, comprese le vostre, pagano troppo caro e in maniera ingiustificata.
Andate a controllare quanto pagano mamma e papà. Sono certo che vi arrabbiereste. Ed io con voi, insieme nella lotta per ripristinare qualche nostro diritto. Ecco un caso concreto in cui si possa tranquillamente dire di essere neritini. Orgogliosamente.
Luigi Nanni