Un pezzo sul "Trigesimo" della scomparsa della sinistra a Nardò, ad esattamente un mese di distanza. Un pezzo duro e... disperato.
NELLA NUOVA SOCIETA’ NERITINA DEI ¾ (TRE PARTI A MELLONE E SOCI E UNA AI … SUDDITI), LA VITTORIA-BIS, CON 20 CONSIGLIERI a 4 TRAVOLGE L’OPPOSIZIONE DI CENTROSINISTRA, LASCIANDOLA SENZA UNA REALE PROSPETTIVA
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Scusate se insisto e pur avendo anch’io osservato il silenzio - prudenza che si richiedono per l’analisi post-elettorale (però, solo parzialmente, volendo comunque segnalare il mio pezzo del giorno dopo su Portadimare, con 2.500 lettori e con solo un paio di critiche), per non essere accusati di impulsività e trascinati emotivamente da giudizi tranchant e finanche non veritieri, oggi, a quasi un mese dal “fattaccio”, del “trigesimo” dalla scomparsa del centrosinistra, è giunta l’ora per aprire uno squarcio su quanto è successo. Ebbene, alcune analisi sono sembrate deboli e incomplete, in certi casi persino assenti. Nella società neritina, che da oggi definiremo dei TRE QUARTI, intendendo dire delle tre parti su quattro che spettano a Mellone e soci e con una maggioranza politica schiacciante, all’opposizione saranno lasciate le briciole e solo per benevolenza.
E forse c’è persino da dubitare. Per il restante QUARTO e con solo quattro consiglieri su venti, il destino è quello di mordersi le dita, leccarsi le ferite, fasciarsi la testa rotta. Non sono eufemismi. E’ tutto quello che è successo e altro non gli toccherà fare.
Già potemmo rappresentare gli sporadici consigli comunali dove la supermaggioranza vorrà fare un boccone e nutrirsi di carne umana dei quattro consiglieri dell’opposizione. E sapere già come andrà a finire: i quattro sbraiteranno, grideranno allo scandalo (non mancherebbero gli argomenti) e tuttavia chi li ascolterà? Destinati a perdere la voce, con la speranza di farsi ascoltare dall’esterno (cioè, da tutti quei lettori che hanno deciso di incoronare Mellone). Epperò, sempre messi all’angolo e non si sa per quanto tempo. Si osa immaginare che il supergoverno non prenderà in considerazione nessuna proposta che da questi provenga, anche se dichiaratamente nell’interesse della cittadinanza. Nel bis vittorioso, di portata monumentale, tutto vorranno intestarsi, nessuna cosa e in nessun caso gliela daranno vinta, e negheranno che la Terra gira intorno al Sole per il solo fatto che l’ha detto l’opposizione. Dopotutto, nessuna novità rispetto al passato, nessuna collaborazione per chi ha sempre detto di voler “asfaltare” l’avversario. Linguaggio greve, da guerra aperta, senz’altro da censurare. Non si vede resipiscenza. Un vero peccato. E’ prevedibile che questo sarà il clima prossimo venturo.
Tutto ciò per dire chiaramente che le cose si sono messe male per chi intende contrastare questa amministrazione. Anche perché gli errori sono stati davvero tanti e faticosamente rimediabili. Da un calcolo approssimativo, oggi si sa che almeno 6.000 voti sono transitati da una parte all’altra. Una cifra enorme; non stiamo parlando di città grandi come Bari o Catania (a proposito, solidarizziamo tutti con la città etnea, devastata dall’alluvione), ma di un centro ben più piccolo. Un vero terremoto politico, con un consenso che però si fa fatica ad “abbinare” a forze, per così dire, tradizionali. Ma questo – si può convenire – può non essere importante. Semmai, decisivo per leggere ed esaminare il consenso che si potrebbe definire “personale”, di personaggi che hanno detenuto le leve del potere e l’hanno a loro modo utilizzato.
Qui non siamo di fronte a grandi questioni, ma più banalmente a un radicamento che alternativamente si potrebbe chiamare di ordinaria clientela, di prossimità. Per proseguire con qualche più chiara specificazione: “ occupazione degli spazi lasciati da altri vuoti”, “ aver agito dove altri sono stati assenti”. Non si tratta di categorie politiche ma, si ripete, cosa importa? Ma è stato certamente grave non essersi accorti per tempo che si stava smarrendo la caratteristica peculiare che ha sempre caratterizzato la sinistra: le battaglie sociali, per il lavoro, dei diritti, dell’uguaglianza, dell’antifascismo. Semplicemente non se n’è parlato. Nessun conflitto a caratterizzare un’appartenenza. “Loro” marciavano a mille e l’opposizione (chiamiamola di centrosinistra) faceva la gita fuori-porta col candidato di turno (infatti, Carlo Falangone è stato solo l’ultimo, votato al sacrificio). “Loro” consolidavano giornalmente il loro potere e l’opposizione in ordine sparso appariva ancor più indebolita, quasi remissiva, dalla mancanza di una proposta per la città e il suo territorio (ed è certo, per l’una e per l’altro, che tantissimo resta ancora da fare).
Si diceva di un voto senza una chiara connotazione politica e del consenso in molti casi ad personam. Cinquecento, seicento, ottocento, in un caso più di mille! Qualcuno dice (purtroppo, pochi), come si fa a prendere tanti voti? E’ certo, saranno stati tutti padreterni. Un consenso tale non si ricorda a memoria d’uomo e di donna. E gli altri, come è stato più volte detto, a raccattare “lu rispicu”, alla ricerca del consenso che non c’era più e aveva preso altre strade. Senza peraltro chiedersi come mai fosse accaduto. Qui è clamorosamente mancata l’analisi della sinistra che, quantomeno a Nardò, si è scoperta eclissata e in qualche caso ha finito con l’abbracciare un’altra idea.
Insomma, oggi il panorama politico a Nardò è ostile alla sinistra. Ma qui siamo però lontani da un campo dialettico che farebbe considerare che siamo in presenza di un “normale” avvicendamento, di un’”offerta politica”in ogni caso contendibile. No, non è così! Detto chiaramente, i numeri di tanti candidati del raggruppamento-Mellone ci dicono di un’opzione sulla città destinata a durare. Come e in che modo non si sa con precisione, ma è anche intuibile. I pacchetti di voti sono davvero tanti, sostanziosi e appetibili. Forse a cominciare dalle prossime elezioni politiche e tanto più preziosi, in considerazione del ridotto numero di parlamentari da eleggere e con tanti di loro che resteranno a casa. Capite l’antifona?
Insomma, il clima a Nardò resta contrastato e anche lacerato. Cosa ben diversa a Gallipoli, quantomeno nelle intenzioni, dove sembra veleggiare il buonumore. Non c’è la chiusura che si vede a Nardò. Stefano Minerva ha vinto, anzi stravinto, ma anche lui non è immune da bugie sul suo operato (abbiamo avuto modo di interessarcene) e oggi assegna deleghe che, per quanto bizzarre e stravaganti, suscitano curiosità. In quanto al risultato finale si vedrà. Mellone però non ha seguito Minerva su tanta stravaganza, con la nomina di assessori nuovi di zecca che incamerano le relative deleghe.
Pensate, da oggi a Gallipoli c’è un “Assessore alla BELLEZZA” ( LL.PP, Urbanistica, ecc), altri alla GENTILEZZA (Servizi sociali, politiche giovanili ecc.), alla VISIONE (bilancio, tributi ecc.). Persino alla FELICITA’ ( politiche scolastiche, arredo urbano ecc.). Beh, per quest’ultima (la Felicità) si è certamente osato troppo, segnalando comunque che anche Gallipoli ha celebrato l’anniversario di Dante. E Minerva si deve esser suggestionato, quasi a voler dire della sua amministrazione … sia una cosa venuta in cielo in terra a miracolo mostrare. Non ce ne siamo però accorti, ma va bene lo stesso.
Luigi Nanni