NARDO' - Almeno 5 mila voti si spostano su Mellone (74% dei voti). Smottamento di intere classi sociali, in un mix a forti tinte destra-ultradestra e populismo a go-go. Spazzato via il cosiddetto “centro” e grande difficoltà per la sinistra. Tonfo del M5S che si ferma al 1,5%! Ma c’è chi osserva che ora per Mellone non tutto filerà liscio.
Paradossalmente il risultato “monstre” (il 74% dei voti), oltre ad avvilire l’opposizione, potrebbe preoccupare il riconfermato sindaco Mellone e creargli qualche problema. Beninteso, dopo essersi preso tutto il tempo per festeggiare. Perché, poi, la vittoria non si discute, anzi si è trattato di una vera valanga, degna del dittatore ucraino Lukashenko e di qualche suo degno compare (per esempio: l’egiziano Al Sisi che tiene ancora prigioniero lo studente Zaki o il pari-grado turco Erdogan; in pratica, tutta gente che ottiene i voti che vuole e mette in galera chiunque tenti di ostacolare). Sin qui un veloce e forse ardito parallelismo (però, esclusivamente riferito al voto) anche perché, per quanto riguarda Mellone (tutto a suo merito), si potrebbe attraversare l’intero stivale e forse non trovare un consenso così clamoroso.
Per fortuna Mellone, non incarcera nessuno, lasciando però la città in una bolla e con sentimenti contrapposti: euforia che è il frutto di un populismo crescente attorno a una singola figura ( e riguarda i tre quarti dell’elettorato); dall’altra, vera dissipazione di un’intera eredità politica fatta di sostanziosi strati moderati e buon innesti di sinistra. Evidentemente, con dati da riferire al passato. Nell’ultima fase della campagna elettorale, questa eredità è stata pure rivendicata, si è cercato di rimediare, ma data anche l’evidente debolezza delle liste, tutto è subito parso l’estremo tentativo di limitare la marcia melloniana.
Una prima lettura dice chiaramente che si tratta di un voto senza una vera connotazione politica, quantomeno intesa in senso tradizionale. Meglio, un potpourri di figure a trazione destra-ultradestra, variamente miscelata, con un “caudillo” dall’indubbia abilità nel tessere e tenere le fila, nel creare il giusto climax al cui interno sono poi state calate le pedine del consenso. Ottenuto con un lavoro alacre, militaresco, semplicemente sconosciuto all’altra parte. Che ha mantenuto le sue buone maniere, la sua buona educazione, persino di fronte all’altrui tracotanza; ha usato tutta la prudenza del mondo, quando questa non era proprio richiesta. Qualità ineccepibili, ma che non sono bastate, né servite a contrastare la sua disinvolta azione amministrativa, con un lavoro fatto con scienza e iniziato con grandissimo anticipo, almeno una dozzina di mesi fa, mentre l’opposizione ( fermiamoci a quella di centrosinistra), andava a ridosso, ma distante da tante incollature (immagine del ciclismo). Fa fede la tribolatissima trattativa, prima di riuscire a a indicare il suo candidato-sindaco (*).
E a quel punto, cosa è successo? Che il tempo era davvero poco per maturare e ovviamente far accettare l’offerta politica. Che non è stata compresa, anche perché immatura. L’elettorato era già stato “impegnato”, rifugiatosi nell’agglomerato melloniano, un mix indubbiamente forte che però non sa indicare l’indirizzo da dare alla città, sempre che non si tratti di insistere su lavori pubblici non sempre azzeccati e lasciare tutto il resto incompiuto. Non vorremmo (non ce lo auguriamo), che presto si esca da questa sbornia e comincino i mal di pancia generali, a dire tutto quello che non va. Gli esempi certo non mancano.
Speriamo di stare tutti bene in salute poiché, in caso contrario, dovranno essere altri nosocomi a curarci Troppa arrendevolezza tra i neritini (compresi i tre quarti di Mellone) di fronte alle mancate promesse di assicurare qualche prestazione nell’ospedale che fu. Una perdita che Nardò soffre maledettamente. Troppa arrendevolezza (compresi i tre quarti di Mellone) di fronte al moloch della discarica di Castellino. Che non viene chiusa e sta lì a dirci quanto la stessa politica poco riesca a fare. Se poi ci si accontenta del traffico disordinato e anche impazzito, dell’assenza di un piano che renda la città più vivibile, sappiate che sono problemi di tutti (compresi i tre quarti di Mellone). E se vi avventurate verso la zona industriale, si scoprirebbe la pochezza di un tale comparto (compresi i tre quarti di Mellone).
Ma ora s’intende toccare un tasto dolente rispetto al quale l’amministrazione uscente porta tutte le responsabilità e che riguarda l’utilizzo del suolo pubblico. Sia quello concesso per norma, sia quello sottratto alla pubblica fruibilità. E’ sotto gli occhi il degrado di intere strade di Nardò occupate manu militari da venditori abusivi, cioè senza alcuna autorizzazione. Come mai questo oggi succede? Lo chiedo direttamente al Comandante della Polizia Municipale. Che sa come stanno le cose, essendo lo stesso Comandante di ieri e di oggi. Chi non ricorda le multe comminate anche a piccolissimi venditori verso cui ci si accaniva anche se vendevano all’angolo un chilo di cicoria? Un tempo. E perché oggi succede che ostentatamente, si occupino intere sezioni stradali senza che nessuno intervenga? Certamente non è vero che – come si dice - qui c’è qualcuno che chiude un occhio se non tutti e due e subodora un gigantesco do ut des. Una situazione – sempre, la voce – che potrebbe dirsi per Santa Maria al Bagno e Santa Caterina, dove l’occupazione di suolo pubblico dovrebbe essere immediatamente rivista per non imbarbarire quei luoghi. Si tratta di un discorso di buon senso che interessa tutti (compreso i tre quarti che hanno votato Mellone).
Come sempre, poi, non manca il veleno nella coda e che ha riguardato la stessa campagna elettorale, con la spada di Damocle che riguarda firme false e forse qualcos’altro. Si è osservato il fatto che di fronte ad accuse gravissime, Mellone non abbia alzato ciglio, come anche che il giudice non si sia espresso prima del voto (chiaro: in un senso o nell’altro!), avendone forse avuto tutto il tempo (ma – si osserva -per Mimmo Lucano l’hanno fatto, a tre giorni dal voto, comminandogli una pena di 13 anni!).
Infine, il capitolo (ma stavolta breve) dei competitori di Mellone. Obiettivamente tantissimi errori e irragionevoli perdite di tempo prima di arrivare a Carlo Falangone. Che si è battuto con grande energia, ma che potrebbe ben recitare nell’anno di Dante, a proposito della sua bassa percentuale e quella stratosferica di Mellone: “‘l modo ancor m’offende”. “Tradito” dal suo Pd (misero 5,6%) e dall’alleato M5S (miserrimo 1,5%), ma anche rinvigorito dalla bella affermazione di Collettiva (343 preferenze, gran parte di giovani studenti universitari).Alla fine, però, un risultato al di sotto di ogni aspettativa. A questi pochi voti (coalizione di Falangone al 15%) si è aggiunta la bella affermazione della Candidata Stefania Ronzino di Nardò Bene Comune col suo 3,7% che per poco ha sfiorato l’elezione. Un discorso a parte merita Mino Frasca, non tanto perché ha preso un basso 4,8% (quantomeno rispetto alle previsioni iniziali), quanto per il
fatto che delle sue quattro liste, una è risultata davvero impresentabile (Nardò Civica), composta di ben 21 candidati. Ebbene, questa lista ha preso (in tutto!) una decina di voti, dati a tre-quattro candidati. Vale a dire, che i restanti sedici o diciassette hanno preso, tutti, zero voti. La cosa meriterebbe una spiegazione. Spiace dirlo, ma qui è un fatto di serietà. Che stavolta è clamorosamente mancata.
(*) Ancora una volta spiace dirlo, ma tutte le analisi fatte sul voto, se correttamente riportate ( a cominciare dalla commissaria Pd), sono carenti e sorprendentemente auto- assolutorie.
LUIGI NANNI