LO SPETTRO DEL …MAXIPROCESSO SU NARDO’ - CHIAMATI IN CAUSA BEN 22 AMMINISTRATORI, COMPRESO IL SINDACO MELLONE
La Procura: “violato intenzionalmente lo Statuto Comunale per favorire la nomina del Presidente dei Revisori dei Conti”.
Ora, la parola alla... difesa, con la richiesta che si faccia subito chiarezza.
Altra bufera sul Comune di Nardò. Non s’è spenta l’eco (oppure sì?) della presunta falsificazione delle firme, con l’inchiesta ancora in corso, per poi appurare che, sempre questa amministrazione (sindaco Mellone compreso), venga chiamata in causa, anche stavolta, per presunta irregolarità della nomina di Alessandro Sanasi a Presidente del Consiglio del Collegio dei Revisori dei Conti per il triennio 2022-2024 e ciononostante si fosse candidato alle ultime elezioni amministrative per il rinnovo del Consiglio Comunale di Nardò (3 e 4 ottobre 2021) nella lista Liberi Popolari a sostegno del sindaco eletto e pertanto fosse non eleggibile.
Aggiungendo che – Procura dixit - con tale nomina i consiglieri comunali chiamati in causa “intenzionalmente procuravano un ingiusto vantaggio patrimoniale di oltre 28mila euro per il triennio 2022-2024 al detto Alessandro Sanasi in violazione dello statuto comunale. Sempre la Procura: “In particolare ciò avveniva con deliberazione n.12 del 14.03.2022 adottata in violazione dell’art.82 Statuto del Comune di Nardò (il quale prevede che non possono essere nominati Revisori dei Conti coloro che hanno partecipato alla campagna elettorale per la nomina a consiglieri dell’ente medesimo) e proposte di deliberazione n.32 e 38 del 14.03.2022 adottata in violazione dell’art.82 dello Statuto …peraltro con deliberazione successiva n.26 del 08.04.2022 operavano una sorta di “sanatoria” modificando “ad personam” lo Statuto del Comune di Nardò e dunque il suddetto art.82 , non prevedendo più l’ineleggibilità a revisori di coloro che hanno partecipato all’ultima campagna elettorale del Comune, approvando anche una “convalida” della nomina illegittima già deliberata. Reato commesso a Nardò il 14.03.2022 e 08.04.2022”.
A farcelo sapere è il Pm Donatina Buffelli a conclusione delle indagini preliminari art.415 bis c.p.p. e contestuale informazione di garanzia e sul diritto di difesa. E qui fanno seguito la ventina di consiglieri indagati. Insomma, dato il numero dei coinvolti, si potrebbe parlare di una sorta di …maxi processo. Ora, come si dice, la parola passa alla difesa e agli avvocati che cercheranno di smontare la grave accusa. Da parte nostra nessun commento ulteriore e la reiterazione di un paio di postulati: la giustizia faccia il suo corso; sempre innocenti sino a sentenza definitiva. Giusto, no? Però, un’analisi politica s’impone; abbandoniamo il codice penale per spostarci su un crinale meno impervio e a noi più consono, quello della critica politica.
Un cronista con un po’ d’esperienza non si accontenta delle apparenze e ama ascoltare l’umore della sua gente, del luogo dove maggiormente opera, e succede che gli capita anche di ascoltare le lamentazioni di chi dice di non farcela a seguire i passi lenti della magistratura, che tutto viene lasciato nel vago (sempre, il riferimento è alle “firme false”), senza sapere se si è innocenti o colpevoli e che anche per quest’altra indagine, chissà quanto si dovrà aspettare. “Quisquilie” – qualcuno l’ha definite - aggiungendo che potranno annegare nel mare magnum dell’aderenza politica, ora che il vento spira forte a destra. E che Destra! Con la Meloni Presidente del Consiglio in pectore (negli stessi giorni del centenario della Marcia su Roma! E, con l’occasione, sempre per usare un termine forense, “cristallizzate” per vostro conto il suo comizio di qualche tempo fa, a sostegno del partito dell’ultradestra spagnola VOX ; ne esce un quadro che inquieta). “Cosa vuoi che tutto succeda?” – il commento risolutore. E, dunque, sempre secondo questo ragionamento, quelle “quisquilie”, peraltro allo stato embrionale, potrebbero abortire prematuramente e consegnare all’archiviazione quella che dai banchi della maggioranza di Palazzo Personè si affrettano a definire una bolla destinata a pronta deflagrazione.
In tutto questo, però, restano le circostanze, i cosiddetti fatti che (per i nostri lettori) cerchiamo di recuperare alla memoria e metterli in ordine, lasciando il resto a magistrati e avvocati che si confronteranno nelle sedi giudiziarie. Cominciando col dire che la nomina del Presidente del collegio dei Revisori dei Conti ha rappresentato il pretesto per revisionare uno statuto comunale che, evidentemente a giudizio della maggioranza consiliare, meritava un tagliando di controllo, andava mondato dalla norma che ostacolava l’interesse del lider maximo Mellone, attualmente impegnato a scalare il centrodestra pugliese. Del resto, il 74% dei voti rappresenta il giusto viatico per avere le mani libere per o su Nardò.
Tra parentesi, la vicenda occorsa al Presidente del Collegio dei Revisori dei Conti non è stata la prima forzatura della norma statutaria, che vietava siffatta possibilità alla persona candidata alle elezioni amministrative. Sembra essere passata sotto traccia, per la verità, anche agli “inquirenti” che, anche i componenti del Nucleo di Valutazione, sono in maggioranza candidati non eletti e per la quota residua congiunti di candidati non premiati dal voto; quando si dice Dio, Patria e Famiglia si può fare riferimento a questo tipo di scelte per capirne il senso. Peccato, però, che amministrare non include di gratificare i “prossimi”, semmai scegliere i migliori in riferimento al “buon andamento” che dovrebbe rappresentare l’obiettivo finale di ogni azione amministrativa. Nell’ultimo caso si tratta di una persona singola e, magari, è davvero la migliore scelta possibile quale revisore contabile, ma nel caso del nucleo di valutazione il numero di 5 (tanti ne sono i componenti), rende l’ambiziosa possibilità piuttosto complessa da perseguire e ancor più da giustificare.
Come mai, però della cosa non si era accorto nessuno? Dagli stessi candidati all’importante funzione di controllo delle performances dei dirigenti cittadini, fino al Segretario Comunale in carica al momento della nomina che, a dire il vero, oltre alla funzione principale interviene anche quale Responsabile della prevenzione della corruzione e trasparenza in forza della legge Severino. Segretario che – si vorrebbe meglio capire – curiosamente non risulta iscritto neanche nel registro degli indagati. Ma la norma – almeno sino ad oggi – è sempre andata in senso contrario.
Senza voler riprendere le linee guida ANAC (piano di prevenzione della corruzione), che ritengono l’assunzione delle risorse umane costituire attività ad alto rischio di corruzione, la stessa cosa per la verità si deduce dall’allegato al Piano di prevenzione della corruzione approvato dal Comune di Nardò, valido al tempo del verificarsi dei fatti incriminati. Tutto ciò per dire che sia a leggere le linee guida citate che il piano di prevenzione della corruzione comunale, l’ipotesi controversa, anzi le ipotesi controverse se aggiungiamo anche la nomina del nucleo di valutazione, dovrebbero essere impedite dall’Amministrazione e ciò anche in assenza e a prescindere da norme regolarmente autonome, come può essere considerato lo Statuto comunale, che pure vietava in un articolo tale condotta, poi reciso dall’Amministrazione (vale a dire che, con questo atto, si è resa possibile l’elezione di Alessandro Sanasi).
E allora? Un atto di quello che si può chiamare mala-amministrazione? Circoscritto e, dunque, sanabile? Nessuno invoca condanne e ghigliottine, soltanto si chiede per quanto possibile che i giudici sempre meno s’interessino di Nardò (basta agire conseguentemente) e all’amministrazione di ben operare e mancare di superbia. Uno dei più gravi peccati, il peccato narcisistico per eccellenza.
LUIGI NANNI