NARDO' - Direttore queste sono le notizie, e mentre scrivo…, che uno non vorrebbe mai apprendere e commentare: poco fa ho letto la notizia della morte di un mio carissimo amico e compagno Gigi Fracella. Padre della nostra compagna Floriana dell’ANPI di Nardò.
Giuro che sto scrivendo, ma ancora fatico a credere. Gigi non c’è più, dicono i giornali online, per un malore mentre alla guida della sua auto, insieme alla moglie.
Con Gigi ci siamo sentiti fino a pochi giorni fa: e per l’ennesima volta mi aveva raccontato, con rabbia, di una sua vicenda personale.
Gigi forse negli ultimi tempi voleva gridare, come faccio io da anni scrivendo, queste cose. Perché lui, anzi noi siamo stati abituati in un’epoca in cui, con il sindacato, c’era una Uil combattiva dove ho militato anch’io, nell’Ospedale di Nardò, negli anni ’80 e ’90 le battaglie si facevano davvero.
I lavoratori ci seguivano nella lotta, le assemblee erano piene di operatori sanitari e politici ed amministratori era un piacere “sputtanarli”. E con Gigi, Gino Bruno e Rocco Rutigliano non avevamo paura di gridare a tutti le ingiustizie che i lavoratori, ed i cittadini, stavano subendo. I turni massacranti, suore che la facevano da padrone, baroni che dettavano legge con gli ordini di servizio. Se ci fosse adesso e mi stesse leggendo, riderebbe di gusto come faceva lui, e mi direbbe strattonandomi con affetto la spalla: “te poi ddi suore no li lassi mai in pace”.
Ecco perché in questo ultimo periodo Gigi era ancora più arrabbiato, e si portava dentro la collera per quello che non riusciva, o in qualche modo, non poteva manifestare – scrivendo ad un giornale o su un volantino - per non danneggiare nessuno.
Lui era uno abituato a combattere, perché ce l’aveva nel sangue la lotta. E quando ad uno di noi accade un’ingiustizia, un torto, che tocca i nostri figli, la sofferenza è maggiore perché vorresti risolvere tutto come se fosse una vertenza sindacale.
Gigi, amico e compagno mio, oggi per me è triste, ma ti assicuro che domani continuerò a portare avanti le mie e anche le tue battaglie. So a cosa tenevi. Abbraccio la moglie Carmelina, spero si rimetta presto, i suoi figli e nipoti. E un abbraccio grande a Floriana.
Maurizio Maccagnano, sindacalista dissidente