UNO STRISCIONE NON PROPRIO INNOCUO (si fa in tempo a leggerlo)
E’ bastato per disturbare una cerimonia di alto valore civile
“Nardò 23 luglio, bombe e democrazia cadono dal cielo”. Questo lo stravagante striscione affisso nottetempo, alla vigilia della manifestazione commemorativa dell’evento del 23 luglio 1943 quando, a causa di bombardamenti a Nardò, nell’area Cicirizzu-Fumu gnoru, perirono dieci nostri concittadini, oltre ai tanti feriti e danni materiali.
Davvero uno striscione senza senso, con frase ad effetto che nulla spiega veramente, che tende ad affastellare momenti storici di personalissima interpretazione e che ha avuto il solo risultato di disturbare una cerimonia sentita e ormai partecipata dai neritini: una messa celebrata nella chiesa del Sacro Cuore da Don Giuseppe Casciaro e l’apposizione di un corona d’alloro al Monumento che ricorda le vittime. Ed è quello che è successo in questa circostanza.
In più, ai (presunti) millenials o giù di lì neritini autori della bravata, bisogna semplicemente ricordare che se quelle persone sono emerse dall’oblìo di tanti decenni, tutto ciò è frutto di un semplice atto d’amore, di gratuita e generosa disponibilità di chi ama anche rivolgere lo sguardo indietro e, nell’occasione, interessarsi a una pagina di storia ingiallita e lontana dai nostri giorni. Ma che senso ha, poi, fare tutto di nascosto?
A questi nostri giovani, proprio in quanto giovani, nessuno toglierà il protagonismo del loro futuro, ma è bene che tutto quello che faranno possa essere condito di qualche buona maniera. E, in ogni caso, mi piacerebbe che meglio (?) mi venisse decifrato quello striscione che (cosa censurabile) non ha registrato alcuna eco, né sdegno, né riprovazione, nonostante ne sia stata dichiarata la presenza alle autorità competenti. Il tutto ignorato e anche qui non trovare il senso delle cose e verificare con quanto annacquamento trascorrono le nostre giornate.
Per una volta non si può accusare nessuno, non sapendo peraltro con chi prendersela. E tuttavia, a voler controbilanciare tanta “informazione criptica” nello striscione, si useranno parole più semplici e di facile decifrazione. Lontani da ogni trabocchetto. Tutto alla luce del sole che risponde a un Comitato di studiosi e gente comune che si costituisce per la rievocazione del 23 luglio 1943, grazie soprattutto alla dedizione dell’avvocato Egidio Vergine, rimasto ferito nel bombardamento, e dei coordinatori del Comitato Enrico Carmine Ciarfera e Mario Mennonna.
Maria Orlando, vedova di Benito Fracella e i figli Maria Rosaria, Emanuele ed Emilia Fracella hanno donato la zona della casa “sgarrata” su cui sorge il monumento. L’avvocato Vergine si è fatto interamente carico del Monumento realizzato dall’artista Giuseppe Corrado; gli ingegneri Pamela Comi e Alessandro d’Amore gratuitamente hanno elaborato il progetto; Carlo Marra ha provveduto alla pavimentazione dell’area e le piante sono state donate dalla Forestale.
Il tutto, doverosamente, per ricordare i nostri dieci concittadini periti nel bombardamento del 23 luglio 1943: Giulia Ferilli di anni 9; Giovanni Filoni di anni 11 (fratello di Tommaso); Tommaso Filoni di anni 18 (fratello di Giovanni); Laura Vallone di anni 17; Carmela Gatto di anni 22; Antonio Cavallo di anni 40; Emilio Fracella di anni 23 (figlio di Addolorata Filograna); Addolorata Filograna di anni 59 (madre di Emilio Fracella); Gregorio Stiffi di anni 53 (marito di Maddalena Orlando); Maddalena Orlando di anni 51 (moglie di Gregorio Stiffi).
LUIGI NANNI