NARDO' - Qui siamo all'impazzimento e forse è soltanto finzione. Corsa all'accasamento e al tornaconto di tanti parlamentari nelle prossime elezioni. Però mi chiedo di Soave Alemanno in Italia Viva. Praticamente va in quella forza politica che "l'ha ripetutamente sputata in faccia" sulla misura fondamentale M5S del reddito di cittadinanza, quella stessa misura che la legittimava politicamente. Insomma, uno snaturamento concettuale che dovrebbe produrre un duraturo silenzio. Leggiamo un po', la premessa sembra interessante.
ENRICO LETTA SEGRETARIO PD: UNA STATUA MARMOREA ALL’INGRESSO DI UN MUSEO
E’ quello che ne è uscito più malconcio dalla crisi di governo, “gabbato” dallo spento Salvini e dal vegliardo Berlusconi.
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Se si tratta di trovare il vero sconfitto di questa irreale crisi di governo, al di là di tutte le conseguenze che subirà il Paese, consegnato a una lunga fase di instabilità politica, il nome da cercare c’è: Enrico Letta, segretario Pd, apparso nella circostanza come una statua di marmo all’ingresso di un museo. La crisi innescata dalla ormai evaporata “’Invincibile Armada” M5S e dell’esagitato Giuseppe Conte, nocchiero di una ciurma naufragata, non ha allarmato in nessun momento il segretario Pd, trinceratosi nella suo rituale atteggiamento conservativo e senza subodorare il cataclisma che si abbatteva sulla legislatura. Un errore fatale, per certi versi incredibile, attirato nel tranello (non era difficile accorgersi), tesogli dal tandem dello spento Salvini e di quel vegliardo Berlusconi che col suo 8%“ di voti in qualche modo riesce ancora a “dettare la linea”. Non pochi, comunque, nella futuribile coalizione di centrodestra che si prepara al voto, in una posizione di forza, ove ancora stabilmente collocata sulla stessa linea con Lega e Fratelli d’Italia (ma significativo lo smottamento anche in quella compagine, e l’abbandono di Brunetta, Gelmini e forse Carfagna non sono davvero piccola cosa). E soprattutto dopo aver fatto fuori Draghi poiché, lasciando da parte ogni bizantinismo di quanti (cioè, tutti) declinano ogni responsabilità per quanto è successo, e guardando ormai al quadro politico ancor più scompaginato, la destra che pure era in affanno, ha colto al volo il cadeau allegramente ricevuto su un piatto d’argento.
Da parte sua Draghi (che soltanto a parole era sostenuto da quasi “tutti”), con poca pazienza, non ha voluto cedere ai giochi e anche al ricatto di forze politiche già proiettate verso la campagna elettorale, mettendole di fronte alle loro responsabilità. Indicando analiticamente errori a catena facilmente emersi durante il suo breve “governo di tutti”e declamati con voce irata (reddito di cittadinanza, bonus) che parlano di misure con gravi inadempienze e conseguenti ripercussioni per i conti pubblici. Ma, tornando al segretario Pd Letta, quello che colpisce è la mancanza di fiuto e della stessa iniziativa politica. Puntare “qualsiasi cosa accada” sul M5S dopo la dèbacle elettorale alle stesse elezioni amministrative e assistere come a teatro alle “esibizioni” di Giuseppe Conte, ha significato non capire cosa stava per succedere.
Nessuno riesce più a parlare al Paese, meno ancora con una campagna elettorale alle porte. Una politica al collasso, cosa peraltro già vista con l’elezione del Presidente della Repubblica (quando allo stesso Draghi “presidente in pectore”, era stato posto il veto e Mattarella “fu costretto” a caricarsi sulle altri sette anni di presidenza) e un Paese realmente in ambasce, lontano dalle urne, scettico e disamorato sul prossimo voto. Che non sarà salvifico, in presenza delle tante emergenze e non certo ultima per il mancato varo della legge elettorale, necessaria per rideterminare i collegi, dopo il forte ridimensionamento della rappresentanza parlamentare. E conseguenze che continueranno ad abbattersi sulle fasce più deboli della popolazione: inflazione, rincari generalizzati a cominciare dai beni di prima necessità, senza dire dell’incognita covid e di una guerra europea che ha prodotto seri danni. Tutto ciò avrebbe richiesto un governo in carica e un’agenda da applicare alla luce del sole, a cominciare dal famoso e poco conosciuto PNRR. E, invece, fisco, sanità, investimenti, scuola sono sempre al palo, in balìa di eventi che non sarà facile tenere sotto controllo.
Ed eccoci ormai prossimi alle urne. Per una volta si può non credere ai sondaggi. Nel senso che la coalizione di destra (sempre considerando Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia) pur data in vantaggio, non pare godere di una salute di ferro. Come si diceva, anche le recenti elezioni amministrative hanno mostrato più di una crepa. Ma è l’intero quadro politico che è sottosopra e non sarà facile comporre il puzzle di coalizioni che – già si vede – registreranno ingressi e fuoriuscite (dopo quelle di FI, è il caso dell’ex M5S Soave Alemanno, entrata in Italia Viva). Per quanto riguarda la sinistra, pur in evidente difficoltà, non tutto è perduto e si tratterà di vedere le mosse dei prossimi giorni. Semmai riparlando di quel campo largo già in difficoltà sin dalle prime battute. Nonostante tutto (e dopo il giudizio non benevolo che ho dato a Letta nei giorni della crisi), mi sentirei comunque di dargli un buon consiglio per la sua campagna elettorale. Dica quello che deve dire, indichi il giusto, alzi la voce, ma su tutto per guadagnare un po’ di voti (e, ovviamente, toglierli all’avversario), farei trasmettere per le piazze, su piattaforme e dispositivi, il comizio di Giorgia Meloni andata in Spagna a sostenere VOX, partito politico di estrema destra. Per chi non l’abbia ancora visto c’è youtube per assistere a una Meloni invasata, gridare a perdifiato, con gli occhi fuori dalle orbite, dire cose apocalittiche. C’è da preoccuparsi.
LUIGI NANNI