UCRAINA - SI SVEGLI IL MONDO INTERO. O PACE O ESCALATION MILITARE. NON CI SONO VIE DI MEZZO. SI SVILUPPI UN MOVIMENTO CHE PARTA DAL BASSO, AGGREGANDO CITTADINI, ISTITUZIONI, PAESI SOVRANI. E L’APPELLO DI PAPA FRANCESCO VIENE APERTAMENTE IGNORATO.
In fatto di informazione è grande lo straniamento cui noi tutti siamo sottoposti. Televisione, social e giornali fanno la loro parte. Sta senz’altro a noi saperci districare su notizie incerte, tendenziose, persino palesemente false. Poi ci sono anche quelle vere, non meno pericolose di quelle false e che riportano tutto al punto di partenza. Prendete la vicenda dell’anarchico Alfredo Cospito, da cento giorni in sciopero della fame. Condannato al 41bis per aver gambizzato un dirigente dell’Ansaldo. Reato senz’altro grave ma – è stato osservato da fior di giuristi – cosa c’entra il 41bis? Nulla di nulla, basta la condanna che si merita. E, invece, lo Stato italiano che tratta con la Mafia (la famosa “trattativa” si potrebbe stampare a caratteri cubitali sul muro di un qualsiasi tribunale), questa volta fa la faccia feroce, “inflessibile” con un anarchico. Per farla breve, il ministro Nordio, che sin qui non ha avuto una giornata tranquilla (anche per le sue originali prese di posizione), ha deciso che il 41bis non si tocca. Giudicate voi.
E che dire della prevista partecipazione del premier ucraino Zelensky al Festival di Sanremo e che già sta creando un putiferio? Non si vede tutta questa utilità e spettacolarità. Per dire cosa, tra la canzone di Elodie e quella di Madame? Probabilmente le stesse dette in tutti questi mesi di guerra nei parlamenti di mezzo mondo. Sinceramente non serve (nemmeno a Zelensky) tutta questa spettacolarizzazione. Ma la Rai ( che non ha ancora votato la Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi!), ha deciso, scatenando furibonde proteste anche all’interno dell’attuale maggioranza di governo. A gongolare sarà come sempre la Rai, col suo deus ex machina Bruno Vespa, e già pensa al suo fatturato pubblicitario di diversi milioni di euro.
Sicchè, mentre Zelensky tra un ringraziamento e l’altro per gli aiuti ricevuti, non mancherà poi di dire che serviranno altre armi, sarà anche l’ora che il movimento pacifista (meglio, pacificatore) si faccia avanti con più forza per fermare una guerra che rischia di portare il mondo sull’orlo dell’abisso. Fermo restando chiarissimi i termini della pesante questione ( Putin che aggredisce l’Ucraina, paese sovrano), nessuno che abbia cervello in testa può pensare che l’esito possa essere quello militare. Come se non bastassero gli oltre 70, forse 100mila morti tra le parti. E, dunque, solo l’opzione diplomatica, se non la pace tout-court, può far intravedere un rapido cessate il fuoco. E, invece, sempre più ci si sofferma sulla disputa delle armi da inviare all’Ucraina (ma proprio oggi Germania e Francia hanno “frenato”, su jet, F16 e sottomarini). Non vogliamo avventuraci su analisi che non sono alla nostra portata, per quanto non ci è difficile osservare una geopolitica che fa nascere gli imperi e tutto, cinicamente, è rivolto verso questa prospettiva.
Da una parte la Russia di Putin, del suo folle sogno imperiale, fronteggiato da una Nato che è alle sue porte. Dall’altra, sin troppi sono i protagonisti che potrebbero dire la loro e che i qualche modo l’hanno già fatto. A cominciare dalla Cina che alterna lusinghe e minacce (verso gli stessi Stati Uniti d’America), India, ormai il Paese più popoloso al mondo. Senza dire di potenze regionali come l’Iran o la Turchia, attivissima in quest’ultimo anno di guerra e spericolata in questo equilibrismo che la porta una volta a “dialogare” con la Russia, l’altra a fornire armi all’Ucraina, altre volte ancora a fare da mediatore per sbloccare le navi di grano ucraino in viaggio verso Paesi africani.
Ma per tutto questo ci sono gli analisti, gli storici e i giornalisti di guerra che già avvertono parlano di guerra l’inevitabile stanchezza. Quella stanchezza che ormai pervade tanti di noi (per restare all’Italia, oltre il 60% di intervistati si è dichiarato contro l’invio di armi; a una seconda domanda hanno risposto chiaramente di dover fare ogni sforzo nella ricerca della pace), ma che ci condanna all’impotenza. Cosa, dunque, possiamo noi fare? All’apparenza poco o nulla. Ma non è così! Quello che bisogna dire è che undici mesi sono scivolati sotto i nostri occhi, permettendo una mattanza senza eguale e la devastazione di interi territori ucraini.
Questa è materia da maneggiare con cura. L’opzione-armata ha “dichiarato” l’impiego dell’arma nucleare. Anche qui, della bomba atomica, si parla con colpevole leggerezza, quando questa dovrebbe rappresentare un tabù. Che, evidentemente, è “sdoganato”. Hiroshima e Nagasaki già dicono poco, relegate nell’oblìo della storia.
E, dunque, che fare? Per quanto già detto, la guerra ucraina ha stravolto l’ordine mondiale, ma bisogna fare di tutto per non cadere nell’abisso. Di qui la grande responsabilità verso il genere umano da parte delle grandi rappresentanze mondiali. Papa Francesco l’ha già fatto, con un insistente appello alla pace, a deporre le armi ( che, in tante Costituzioni sono bandite se si stratta di risolvere controversie). Purtroppo non è stato mai ascoltato e, in certi ambienti che contano, di sicuro nascostamente commiserato.
La via, pertanto, è quella di far deporre le armi in una situazione che già vede danni irreversibili. E’ certo, per l’Ucraina, che saranno le nuove generazioni chiamate a ricostruire un Paese distrutto, a far cessare rivendicazioni di parti in causa, a creare le condizioni giuste di una pace tra i popoli. Assunto che già può peccare di ingenuità se pensiamo che in questi giorni gli Stati Uniti d’America hanno chiesto anche alla Corea del Sud (facente parte della Nato) armamenti da inviare all’Ucraina. Come si vede, l’escalation militare è sotto gli occhi di tutti.
Ma, come si diceva, ci sono i pacifisti, i pacificatori e le persone di buona volontà. Sempre che questa accezione abbia ancora un valore in un mondo dove l’ingiustizia e la forza la fanno da padrone. Dobbiamo, pertanto, darci da fare. Cominciamo (tutti!) con la nostra Nardò, poi ci portiamo più in là, provincia o regione che sia, sino a interessare l’Italia tutta; il nostro Paese che nella sua Costituzione recita chiaramente che si ripudia la guerra per regolare le controversie internazionali. Ci sono obiezioni? Come sempre, noi siamo apertamente dalla parte della Pace!
LUIGI NANNI