NARDO' - Tutta la politica neritina, minuto per minuto. Una guida turistica necessaria per non perdersi negli eventi degli ultimi giorni. Con diversi retroscena inediti e curiosi. Tra l'officina e Hemingway.
PER CHI SUONA LA CAMPANA?
Forse per tutti noi e forse per Mellone che pare spadroneggiare, ma trova inattesi inciampi nella sua maggioranza. Alla spasmodica ricerca del (ri)posizionamento in vista delle prossime elezioni regionali. Per poi scoprirsi navigare in una sorta di “terradinessuno” politica.
Davvero annichilita questa Nardò politica e sociale che non riesce nemmeno a commentare fatti di indubbia straordinarietà.
Semplicemente silente e disinteressata a tutto. Nemmeno i giornali locali si danno molto da fare, vedendo quanto poco esce da questo nostro grosso grasso centro (reminiscenza cinematografica).
Qualcuno attribuisce la cosa a quella infatuazione che va sotto il nome di mellonismo (da Mellone, il sindaco) e che l’ha annichilito; più verosimilmente è un periodo così, così; un malanno di stagione (culturale e politico) che si trascina. Un semplice starsene a casa, non voler più interessarsi di nulla. L’ho scoperto in tante valide figure di Nardò, professionisti, tecnici, politici di lungo corso. Insomma, gente di valore che ha sempre avuto, come si dice, voce in capitolo e ha fatto la sua parte. Oggi, molto defilate; se non assenti, certo disinteressate. Forse in un prossimo futuro si potrà alzare la testa e con questa dire la propria. Sì, anche per la semplice ragione che nel giro di poche settimane sono successe cose che avrebbero meritato una migliore attenzione.
Una di queste potrebbe preoccupare il “comandante Mellone” (uno dei tanti appellativi) di casa nostra, a cominciare da quella che senza esitazione può essere definita la risoluta ma anche un po’ scostumata sua azione politica.
Anche qui, non un commento degno di nota, non un’analisi, non una richiesta di “chiarimento”. Anche rispetto ai suoi stessi elettori, quei tre quarti di elettori che l’hanno votato. Ci si riferisce al recente azzeramento della giunta; un atto non giustificato e cosa che normalmente viene fatta in caso di vera difficoltà riguardante la fase amministrativa, di problemi di una certa serietà. E, invece, è parso un suo affare personale di cui non dare conto a nessuno. E’ vero, Il sindaco Mellone ha cercato di spiegarlo, ricorrendo, con una metafora, alla necessità di una revisione della “macchina” di governo. Al pari di quella che normalmente si guida. Bene, fosse vero, non ci sarebbe niente di male e anzi è cosa persino obbligata e ordinaria.
Ma l’ha fatto con una argomentazione poco credibile, ricorrendo alla metafora dell’auto (alias amministrazione) che deve essere portata dal meccanico e rimetterla a posto. Cosa senz’altro vera (tale necessità), non certo quell’altra (cioè, di azzerare la giunta), anche perché, per spiegarlo, nell’incipit, ha parlato di interventi giganteschi (sic) sul territorio da parte della sua amministrazione.
E, dunque, non era forse il caso di lasciare inalterata la squadra, confermando il famoso detto? Ebbene, questa necessità non ha poi trovato reale riscontro nella sua decisione. Non credo che i neritini, per quanto poco interessati e distratti, se la siano bevuta. E, dunque, ai neritini che Mellone dice di amare, il sindaco pare non aver detto la verità sulle sue intenzioni.
En passant, si ricorderà, e per chiudere il discorso, Mellone nella circostanza ha fatto fuori il ben posizionato assessore Gianpiero Lupo, assessore di tante cose (al suo posto Marcello Greco), e poi tutto è tornato tranquillo in giunta (in quarantott’ore!), con un atto d’imperio degno di miglior causa e che meritava una maggiore prudenza se non fosse stato poi convinto della sua forza. Per quanto riguarda, poi, l’ex assessore Gianpiero Lupo, che poteva reagire e mostrare i denti (anche perché non è certo il più scarso della compagnia) ha colpito questa sua deferenza, fedeltà al “capo” (altro appellativo di Mellone) comunicata alla stampa. Forse anche lui non ha detto la verità e se invece non è così (cioè, l’ha detta, sinceramente) si dimostra persona senza malanimo. “Amici come prima”, così Lupo deve averla pensata.
Poi, però, s’è saputo qualcosa di più. Che Lupo (voce:” voleva fargli le scarpe”(cioè, a Mellone), a significare che gli stava passando qualche grillo per la testa (la voce: in vista del prossimo sindaco) e dunque Mellone avrebbe tolto il “rivale” di mezzo. E’ successo poi, in questi giorni, che un’altra grana gli sia scoppiata tra le mani, quando in una votazione in consiglio comunale (vicenda “Casa del Commiato”, realizzata da un imprenditore locale), non ha registrato l’”unanimità” che pretende in ogni occasione ed è successo che due suoi consiglieri comunali hanno “osato” ribellarsi, non votando con il resto della maggioranza per il diniego a tale autorizzazione.
L’ira funesta di Mellone (richiamo dall’Iliade) si è abbattuta sui due malcapitati consiglieri che “in diretta (in pieno consiglio comunale!) sono stati sbattuti fuori dalla maggioranza. Cose difficilmente viste. E caso che non ha scandalizzato nessuno; se vogliamo, una “cacciata”, fatte le debite proporzioni, che richiama quella che riguardò Berlusconi rivolto a Gianfranco Fini. Per la cronaca, hanno poi votato a favore della”Casa del Commiato” i consiglieri dell’opposizione Pd Siciliano, Piccione e Falangone, mentre Frasca ha votato con la maggioranza). La coda di tutto ciò ha poi visto i due consiglieri reprobi, espulsi dal suo recinto, in tutta fretta costituire il gruppo “Fratelli d’Italia”. Chiaramente, uno sgarbo per Mellone e una grande idea di sé (cioè, dei due consiglieri).
E dunque, per chi suona la campana? Qualcuno parla di accerchiamento di cui Mellone sarebbe colpito. Una sorta di sindrome, un sospetto che gli frulla attorno. Sì, perché, sempre secondo i “bene” informati, non tutto filerebbe liscio nel suo disegno. Che potrebbe essere meglio descritto con un grafico.
Nelle prossime elezioni Mellone resterebbe in “quota” Lega e nemmeno è cosa certa. Ma deve essersi reso conto che il partito di Salvini gli starebbe stretto (in fatto di appeal, s’intende), se “Fratelli d’Italia” in Puglia riuscisse a confermare l’ultimo forte dato elettorale, quello nazionale che ha premiato la Meloni. Insomma, un cappottino se non un cappottone. E, dunque, per un gioco di attribuzione di seggi, qualcosa gli potrebbe venire storto. Capite l’antifona? Di qui forse il tentativo di avvicinarsi (corteggiamento) al partito della Meloni, soltanto che a un passo da lui (cioè di Mellone) c’è la saracinesca-Fitto che in Puglia e non solo oggi è il dominus e che ricorda quanto di peggio ha detto Mellone riguardo alla sua persona, compreso il ritenuto sgarbo- voltafaccia in occasione della prima elezione del piddino Stefano Minerva alla Provincia.
Si narra che nel giro di una notte abbia abbandonato il sostegno a Marra (candidato di Fitto) per poi votare il preferito di Michele Emiliano: l’attuale presidente della Provincia, il Pd Stefano Minerva. Cosa che Fitto non ha dimenticato. E, sempre con riguardo a Michele Emiliano, i rapporti si sarebbero illanguiditi, se non del tutto evaporati, considerata anche l’obiettiva difficoltà dello stesso Emiliano nel nuovo corso che il Pd ha intrapreso. Ricordate, poi, il mea culpa cosparso di cenere fatto di recente dal Claudio Stefanazzi (poi eletto deputato alle scorse politiche pupillo di Emiliano?). E’ accaduto quando ha chiesto “perdono” a Nardò (cioè, alla sua patte politica!) per il “male fatto” (si riferiva alla lunga liaison di Mellone col governatore e viceversa).
Insomma, Mellone si dovrà impegnare (ma è chiaro che ha già cominciato a farlo) a cucire relazioni in ogni direzione in vista delle elezioni. Intanto, cominciando col mettere sul piatto il “tesoretto” di Nardò, per considerare soltanto “suoi”, e soltanto suoi “personali” (e guai a chi glieli tocca!) i voti in possesso e che gli potrebbero tornare necessari.
Infine, vicenda da non sottovalutare e che obiettivamente disturba il sindaco Mellone, quella che ha riguardato l’elezione a Presidente dei Revisore dei Conti di un consigliere della maggioranza che a norma di Statuto non poteva essere possibile. Nomina contestata dall’ex sindaco Marcello Risi che si è rivolto al giudica. In poche parole, tra proposta di archiviazione, reclamo e suo accoglimento si tira dritto all’udienza fissata il prossimo 20 aprile per vedere come andrà a finire.
Ma può Nardò restare bloccato in queste pastoie? Di questo si tratta. Perché, poi, si sa come vanno le cose. Amore e disamore, soprattutto in politica hanno le ali ai piedi. E sarebbe questo un dato non complessivo, pensando ai problemi che Nardò deve affrontare. Ci si potrebbe meglio concentrare migliorando una circolazione stradale che è ormai caotica. Di piano-traffico non si parla mai, forse perché è materia troppo impegnativa.
Che fine poi ha fatto il mercato coperto, contiguo a Piazza delle Erbe? Ultimato e forse non ancora, ma chiuso, quando invece si assiste a un abusivismo commerciale senza eguali. Come anche una maggiore attenzione dovrà essere mostrata rispetto alla gestione del suolo pubblico. Autorizzazioni, licenze e affini, soprattutto nel comparto che riguarda le attività tueistico-commerciali. E la storia delle strade asfaltate? Non sono poche quelle che ancora aspettano un qualche intervento. Chi meglio può seguire tutte queste vicende se non, istituzionalmente, l’opposizione ? ( ma, alla fine, ogni cittadino può fare la sua parte).
Ma per quanto riguarda il Pd che il 25 febbraio ha celebrato il suo congresso di circolo col l’elezione del suo segretario non ci sono buone nuove. C’è un ricorso in piedi ( e, dunque, si perpetua di fatto il commissariamento) e non si sa quando verrà presa una decisione. In ogni caso, una storia davvero confusa per i 500 elettori che sono andati a votare alle primarie e che meritano tutto il rispetto del caso.
LUIGI NANNI