IGNAVIA, INDIFFERENZA, SUPERBIA (e DABBENAGGINE)
SULL’OSPEDALE “SAN GIUSEPPE – SAMBIASI” SI E’ PECCATO, SI E’ SOMMAMENTE PECCATO
(E SI CONTINUA A FARLO)
I cittadini di Nardò continuano ad essere presi per fessi. Senza – bisogna subito aggiungere – che ne abbiano colpa alcuna. Succede così che dopo lo scippo dell’ospedale (una volta per tutte: l’ospedale non c’è più, è stato chiuso, affiggiamo qualche manifesto!), non riescano a capire come stanno veramente le cose. Male, in ogni caso.
Per stare alla stretta attualità, la sottoscrizione attraverso un protocollo d’intesa del piano di riconversione dell’ospedale di Nardò proposto dall’amministrazione regionale, è tenuta in stand-by, più precisamente è oggetto di una guerra intestina all’interno della giunta multicolore o dell’arcobaleno (parliamo sempre di Nardò). Che non decide. Manca ogni tipo di informazione e l’argomento è trattato come “cosa privata” da utilizzare quando meglio conviene.
Quando si è deciso di farlo, non si è poi riusciti a prendere posizione. A dire il vero, tutti concentrati con lo sguardo all’urna elettorale. Si pensa che dal risultato uscirà il puzzle che riposizionerà tanti protagonisti. Nel frattempo (!) Nardò soffre maledettamente l’incertezza di servizi sanitari che colpiscono i più bisognosi. Pensate, un 118 che ha una sola ambulanza e quando esce non di rado è senza medico. Che deve restare in ospedale. Quando poi c’è emergenza seria, se ne elemosina una seconda. Ma non si tratta soltanto di questo. In altre parti non va certo meglio.
Come in radiologia, dove semplicemente faticano a darti retta e ti dirottano a Copertino. Ma non c’è nemmeno supporto anestetico e cardiologico e si potrebbe continuare.
Insomma, siamo in presenza di una preoccupante disorganizzazione e alla mancanza di una rete di elementari servizi che non si riesce ad assicurare, dopo la battaglia persa su tutta la linea e che ha portato alla chiusura dell’ospedale “San Giuseppe-Sambiasi”. A scoppio ritardato, da locomotiva-anteguerra, ora ci sarebbe qualcuno che pensa di interessarsene, dopo aver sommamente peccato (nell’ordine, di ignavia, indifferenza, superbia e, ovviamente, anche di dabbenaggine). Per forza di cose deve essere registrata qualche posizione sull’argomento (Siciliano che, per parte sua, dice no alla firma del protocollo e ricorda l’impegno preso dal sindaco Risi in campagna elettorale a tutela del nosocomio), ma bisogna essere dell’dea che il game over ormai ci riguarda strettamente.
E quando si pesta l’acqua nel mortaio (ricordando, è vero, i “miracolosi” salvataggi degli ospedali di Fasano, Lucera, Terlizzi, Corato Triggiano e Trani), bisogna anche ricordare perché Nardò non vi sia riuscito, forse perché – la voce - s’è perso troppo tempo a rincorrere improbabili “aderenze politiche”. Che- azzarda sempre qualcuno - potranno forse presentarsi, a cominciare dalle prossime elezioni politiche (posizionamento di forze) e certamente di più con le altrettante vicine elezioni regionali. Però ragionamento di scuola.
A Nardò, comunque, la gente non ha smesso di lottare e con qualche probabilità la partita non è ancora chiusa. A tal proposito, interessante e civilissima la proposta del professor Mario Mennonna, col suo “Patto Sambiasi”. Vale a dire, se firmato, che “i neritini si impegnano a votare (alle regionali) quei candidati ai primi posti di ogni lista che si impegnano ad assumere tutte le iniziative parlamentari per riportare a Nardò l’ospedale e riconsegnarlo al territorio”.
Non me ne voglia l’amico Mennonna se gli dico che pecca d’ingenuità. Troppo raffinata, depotenziata e diluita nel tempo la sua proposta (affidata a politici …), perché possa far breccia nei cittadini di Nardò. Presi per fessi una e poi una seconda volta? Francamente, troppo.
Luigi Nanni